Immigrati si fregano 60mila euro col reddito di cittadinanza

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Al termine di un ampio monitoraggio scaturito da una pluralità di casi sospetti, gli Agenti della Polizia di Frontiera di Luino hanno deferito in stato di libertà dodici cittadini extracomunitari per avere inoltrato all’I.N.P.S. false dichiarazioni finalizzate al conseguimento del reddito di cittadinanza istituito con la Legge nr. 26 del 2019.

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Si tratta di otto uomini e quattro donne, tutti regolarmente soggiornanti in vari Comuni dell’alto Varesotto, di nazionalità marocchina (7), tunisina (2), albanese (2) ed egiziana (1). Sono stati tutti denunciati per avere fornito false dichiarazioni nelle istanze inoltrate al fine di conseguire il reddito di cittadinanza, con specifico riferimento ai profili inerenti la loro effettiva posizione di stranieri soggiornanti sul territorio nazionale.

Gli accertamenti, infatti, sono stati avviati nel corso della trattazione delle pratiche pendenti presso l’Ufficio Immigrazione di Luino, allorché gli Agenti in servizio hanno notato che taluni cittadini extracomunitari si dichiaravano percettori del reddito di cittadinanza senza però essere titolari della prescritta tipologia di permesso di soggiorno.

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È così emerso, in particolare, che alcuni degli indagati hanno falsamente attestato di essere soggiornanti di lungo periodo (ovvero titolari di permessi di durata almeno decennale), mentre in realtà risultano titolari di permessi biennali soggetti ad eventuale periodico rinnovo, ed in quanto tali non avrebbero potuto accedere alla prestazione; in altri casi è stato invece falsamente attestato il requisito della residenza in Italia da almeno dieci anni, gli ultimi due dei quali continuativi, mentre le verifiche hanno consentito di determinare periodi di residenza più brevi, e dunque ugualmente insufficienti alla maturazione del diritto al beneficio. In un caso la falsa attestazione ha riguardato addirittura il possesso della cittadinanza italiana, che si è accertato non essere mai stata conseguita (e nemmeno richiesta) da parte dell’indagata.

Complessivamente le prestazioni assistenziali ritenute non spettanti ma percepite dagli indagati ammontano a poco più di 61.000 euro, che sono stati liquidati in vari importi tra aprile 2019 ed ottobre di quest’anno sulle apposite “Carta Reddito di cittadinanza”. Contestualmente alle denunce gli Agenti hanno provveduto al sequestro di tali carte e delle somme attualmente accreditate su di esse, mentre i nuovi pagamenti sono stati immediatamente sospesi in attesa dell’esito di ulteriori accertamenti in corso e delle determinazioni dell’Autorità Giudiziaria e dell’I.N.P.S..

Ma il vero scandalo è che il cosiddetto ‘Reddito di CITTADINANZA’ vada a finire nelle tasche di chi cittadino non è. E questo lo dobbiamo al secondo governo Conte che ha abrogato la norma che ne limitava l’assegnazione.