Lungi dall’azzerare la politicizzazione delle toghe, l’affaire Palamara ha solo fatto sì che quelle rosse si prendessero tutto.
Le toghe rosse di Area, infatti, sono prime, tallonate da Magistratura Indipendente, la corrente che ha avuto a lungo come punto di riferimento Cosimo Ferri e che ha pagato il prezzo più alto al caso Palamara, con 3 consiglieri del Csm costretti alle dimissioni. Dimezza la propria rappresentanza Unità per la Costituzione, di cui stato a lungo leader di fatto il pm romano radiato dalla magistratura per lo “scandalo” delle nomine. E va male anche Autonomia e Indipendenza, il gruppo fondato da Piercamillo Davigo, che alle scorse elezioni aveva fatto il botto, ma che stavolta sconta l’assenza del suo leader: prende gli stessi seggi degli esordienti ” Articolo 101″, la neonata formazione che si pone in antitesi alle correnti tradizionali, ma i cui rappresentanti sono già stati in passato all’Anm sotto le insegne di “Proposta B”. E’ il quadro composito che emerge dalle elezioni per il rinnovo dei 36 componenti del Comitato direttivo centrale dell’Anm, il “parlamentino delle toghe” che già il 7 novembre prossimo è chiamato ad eleggere il nuovo presidente e la nuova giunta destinate a guidare il sindacato dei magistrati per i prossimi 4 anni.
Non va bene. La magistratura deve essere azzerata politicamente. Non devono esistere correnti. Il magistrato deve applicare la legge, non interpretarla attraverso lenti ideologiche.
La magistratura in Italia è stata politicizzata dal Fascismo, però la repubblichetta delle banane nata nel 1946 non l’ha depoliticizzata, l’ha data in mano alla sinistra, ovvero al PCI. Questo perché avevamo la DC a cui interessavano solo le poltrone e l’economia. Sbagliò a dare al PCI i settori nevralgici nazionali come la magistratura, che poi nel 1993 ai democristi gliel’ha messa in quel posto con Tangentopoli.
Ho come l’impressione che spesso e volentieri gli antifascisti sono più fascisti dei fascisti.