Finanziere rivela: sinistra comprava consenso (voti) con il business dell’accoglienza

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«Domenico Lucano era il vero dominus dell’associazione “Città Futura” mentre Ferdinando Capone era presidente soltanto sulla carta». È uno dei passaggi della testimonianza dal tenente colonnello Nicola Sportelli, all’epoca al comando del Gruppo territoriale della Guardia di Finanza di Locri, resa nell’udienza di ieri del processo “Xenia”, nel quale tra i 26 imputati figura l’ex sindaco di Riace.

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Su domanda dei pm Michele Permunian e Marzia Currao l’investigatore ha sottolineato che «Mimmo Lucano aveva come unico interesse il consenso politico». L’ufficiale delle Fiamme Gialle ha proseguito distinguendo le posizioni di alcuni imputati, in particolare, evidenziando che per quanto riguarda il modello di accoglienza di Riace è emerso nel corso delle indagini che Mimmo Lucano, anche ieri non presente in aula, non aveva interessi economici ma parlava in termini di eventuali «vantaggi politico-elettorali». In ogni caso il suo progetto rimaneva nell’alveo della accoglienza dei migranti. Dall’altro lato, sempre secondo gli esiti investigativi, ci sarebbero stati alcuni presidenti delle varie associazioni che operavano su Riace, nei distinti progetti di accoglienza, che avrebbero avuto un interesse economico nella gestione degli immigrati.

Nella lunga e articolata deposizione di ieri del tenente colonnello Sportelli, che proseguirà nelle prossime udienze, sono state passate a setaccio le dinamiche interne all’associazione principale che a Riace gestiva i progetti di accoglienza agli immigrati, appunto “Città Futura”: «A Domenico Lucano spettava sempre l’ultima parola – ha spiegato l’ufficiale – il suo era un interesse di natura politica per mantenere i progetti a Riace». Una finalità tuttavia che avrebbe permesso ad altri di ottenere un vantaggio economico mentre: «in qualità di sindaco – ha riferito il teste – avrebbe dovuto denunciare le irregolarità, ma così rischiava di perdere consenso politico». A riscontro della tesi accusatoria sono stati posti in evidenza dei dialoghi intercettati nel corso dell’inchiesta “Xenia”. Sul punto le difese, in particolare, l’avv. Andrea Daqua, difensore di Lucano insieme all’avv. Antonio Mazzone, ha respinto l’ipotesi di Lucano quale dominus o presidente di fatto dell’associazione “Città Futura”, evidenziando una serie di dati a discarico.

Il processo, come stabilito dal Tribunale di Locri, riprenderà mercoledì 16 ottobre con altre tre uduenze fino a dicembre.

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Infatti non appena è arrivato Salvini, ha bloccato i finanziamenti al ‘modello Riace’, così Lucano ha iniziato le deliranti proteste e lo ‘sciopero della fame’:

Insomma, Lucano comprava consenso elettorale attraverso la concessioni alle sue varie clientele di business con i cosiddetti profughi: dai commercianti ai proprietari di case. Una volta tagliato il business, lui ha perso le elezioni. Non poteva più comprare voti.




4 pensieri su “Finanziere rivela: sinistra comprava consenso (voti) con il business dell’accoglienza”

  1. Dietro lucano c’è ndrangheta.
    Se aveva le coperture, immaginate fin dove arrivano con le mafie.
    Via da questo paese anche con una gamba sola.

  2. Pensate, che c’è pure una mia conoscente che lo stima moltissimo e penso che si sia trasferita là, a Riace. Ovviamente odia tutti i cristiani e noi “fascisti leghisti di
    ..”. L’ unica notizia positiva è forse il suo trasferimento.

I commenti sono chiusi.