Militare annegato, moglie accusa: “Mandato a morire dallo Stato senza attrezzatura”

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Del resto salvava ragazzini italiani, mica traghettava clandestini.

Domani sarà eseguita l’autopsia sul
corpo di Aurelio Visalli, il sottuffi-
ciale della Capitaneria annegato nel
tentativo di salvare due ragazzini a
Milazzo. Lo ha deciso la Procura di
Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).

Gli inquirenti indagano sulle modalità
con cui è stato ricercato l’uomo, dopo
che il cognato ha denunciato ritardi e
mezzi inadeguati per le ricerche.Intan-
to un video apparso sul web conferme-
rebbe che il militare, come detto dal
cognato, non aveva l’attrezzatura adat-
datta per il salvataggio in mare.

“Mio marito è morto per l’incompetenza di chi l’ha mandato a salvare due ragazzi senza alcun tipo di attrezzatura”. A dichiararlo la moglie Tindara Grosso. Ogni mattina ripeteva al figlio Riccardo che andava a difendere la Patria, ma, secondo Tindara, “la Patria non lo ha difeso”.

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Abbracciata alla bara avvolta nel tricolore, Tindara accusa: “ho appreso della morte del marito “solo da una tv privata, correndo su Internet, chiamando la Capitaneria”. Secondo la donna, il 40enne sarebbe morto per l’incompetenza di “chi l’ha mandato a salvare due ragazzi senza un giubbotto, senza funi, senza mezzi…”.

“Aurelio era un uomo razionale, conosceva il pericolo”, ha spiegato Francesca Grosso, cognata della vittima e moglie di Antonio Crea, comandante dei vigili di Venetico. Grosso ha poi aggiunto: “Non è possibile che sia stato inghiottito da un’onda a riva. Ecco perché vorremmo parlare con i due testimoni”.

I due testimoni sono i colleghi che sono stati mandati insieme ad Aurelio a salvare le due persone in difficoltà tra le onde: “Li hanno mandati tutti e tre a salvare la gente in mutande, hanno lasciato le divise sulla sabbia e senza attrezzi, senza funi o giubbotti. Cosa sia veramente accaduto non vogliono dirlo”, ha affermato ancora Francesca Grosso.

La cognata della vittima spiega che ogni volta che provano a chiedere un incontro con questi due colleghi, “si chiudono le porte”.

La camera ardente allestita in Municipio non basta ai parenti della vittima come gesto di solidarietà: “La camera ardente c’è perché l’abbiamo chiesta io e mio marito. Dieci minuti dopo il riconoscimento, ci hanno detto di portare la salma a casa. Per loro dovevamo pure sbrigarci”, ha raccontato con sconcerto la cognata.




Un pensiero su “Militare annegato, moglie accusa: “Mandato a morire dallo Stato senza attrezzatura””

  1. Comprendo e rispetto il dolore della vedova Visalli, ma non è la Patria ad aver mandato il marito a morire, bensì lo Stato, che è il primo a non difendere la Patria, visto che ne permette lo stupro tutti i giorni favorendo l’invasione afroislamica. E’ un concetto che va chiarito, perché a causa di questo Stato (che va rifondato) la gente è sempre più antipatriottica. Non confondiamo Patria e Stato, specialmente quando il secondo va contro la prima.

    Io fossi nella famiglia me la prenderei però non tanto con lo Stato, ma con quei due co***oni che ha salvato: ma con quel temporale che cazzo andate a farvi il bagno a mare!

I commenti sono chiusi.