L’assassino tunisino del prete doveva essere espulso il 4 aprile: ma il governo non l’ha rimpatriato

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E non era psicolabile come millantato dalla Caritas. Era in Italia dal ’95 e aveva trovato la solita affamata che l’aveva sposato. Poi una serie di reati fino all’espulsione. Mai avvenuta.

Don Roberto lo hanno trovato coperto di sangue, col corpo martoriato dalle coltellate.

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La più infame, quella fatale, lo ha colpito al collo. Una vita passata ad aiutare gli ultimi (e i migranti) spezzata a 51 anni da un tunisino senza permesso di soggiorno e – soprattutto – diversi ordini di espulsione mai eseguiti.

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Lo hanno ritrovato alle 7 del mattino in piazza San Rocco, a Como. Alcuni passanti hanno notato il corpo in uno spiazzo dove di solito si ritrovano gli immigrati. I soccorsi sono stati chiamati all’istante, ma non c’è stato nulla da fare. Valtellinese, conosciuto in città proprio per la sua attività verso i più poveri, don Roberto Malgesini era nato a Morbegno nel 1969. Ordinato sacerdote nel 1998, era stato vicario prima a Gravedona e poi a Lipomo, dal 2008 era collaboratore della comunità pastorale Beato Scalabrini. La sua attenzione era rivolta proprio alle situazioni di “marginalità”, tra cui la cura degli stranieri. Stasera nella cattedrale della città si terrà un rosario per il parroco senza vita “e per chi l’ha colpito a morte”. Il vescovo Oscar Cantoni, che si è fiondato sul posto appena appresa la notizia, ha espresso “profondo dolore e disorientamento”. Il sindaco di Como, con cui c’erano state in passato tensioni per via dell’attività del parroco, ha proclamato il lutto cittadino.

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Non è ancora chiaro il motivo che avrebbe spinto il tunisino irregolare ad aggredirlo ed ammazzarlo, per poi lasciarlo esanime e sanguinante. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile della polizia. L’uomo si sarebbe costituito e avrebbe dichiarato ai carabinieri di aver ucciso il parroco. Si tratta di un tunisino, irregolare in Italia. Sul di lui pende un provvedimento di espulsione datato 8 aprile e ‘sospeso’, spiegano fonti della questura all’Agi, a causa del blocco dei voli causa coronavirus. Ricostruzione che però confligge con quanti dichiarato da Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como, secondo cui “aveva problemi psichici e dei provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015”. Le fonti della questura di Como, però, smentiscono l’ipotesi che avesse problemi mentali. “Non risulta né dalla documentazione medica che lo riguarda né dalle verifiche con i servizi sociali”, dicono. Il sospettato intanto è stato portato in ospedale (si sarebbe lesionato un tendine durante l’accoltellamento) ed è in corso l’interrogatorio. Arrivato in Italia nel 1993, si era sposato tre anni dopo con un’italiana. Secondo le prime ricostruzioni, don Roberto avrebbe iniziato la mattina presto il suo classico giro dei senzatetto per distribuire le colazioni. Il parroco avrebbe incontrato il tunisino e per motivi ancora non chiari sarebbe scattata l’aggressione. Vicino alla canonica di San Rocco, scrive ilGiorno, è stata trovata l’auto di don Roberto con l’occorrente per l’elemosina. Nei dintorni è stato rinvenuto anche un coltello sporco di sangue, forse l’arma del delitto.

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“A Como questa mattina mentre stava entrando nella sua parrocchia è stato ucciso a coltellate un prete di 51 anni da uno dei troppi immigrati clandestini che sono irregolarmente in questo Paese – attacca Matteo Salvini – dovrebbero essere rispediti a casa, sul primo barchino o sul primo barcone. Invece di ringraziare Dio e gli italiani per le possibilità che gli danno” il parroco “è stato ringraziato a coltellate”. Per il leader del Carroccio “il problema non è il colore della pelle, uno può essere nato qui o dall’altra parte del mondo, il problema è rispettare le regole e portare rispetto. Perché se vieni a casa mia e inizi a fare casino, io ti rispedisco a casa tua. Ho già i problemi del mio Paese, dopo il virus ne ho anche di più e non posso permettermi di perdere soldi, tempo, energie per stare dietro a spacciatori, bivaccanti, scippatori o perditempo di professione”.

Ovviamente è una tragedia. Ma questo prete lavorava perché gente come colui che l’ha ucciso restasse in Italia.




7 pensieri su “L’assassino tunisino del prete doveva essere espulso il 4 aprile: ma il governo non l’ha rimpatriato”

  1. Certi personaggi della Caritas hanno superato ogni limite di decenza nelle loro esternazioni: assurdo dare colpa al clima di intolleranza come dicono loro. Ma quale? Ma pensano di avere a che fare con i deficienti? Ma chi ha usato la violenza, il solito razzista immaginario di cui si riempiono la bocca od un personaggio violento da espellere? Belli i tempi quando il popolino subiva le angherie dell’autorità clericale e questa imponeva le leggi pure alla scienza. Sono finiti, il Papa se ne faccia una ragione, perché non hanno ragione.

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