Inviare soldi in Africa aumenta l’immigrazione: non dobbiamo aiutarli a casa loro

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L’Africa, dopo la decolonizzazione, andava lasciata al proprio destino. Avevano il diritto e il dovere di fare da soli. Ma oggi, che la foga missionaria anglosassone ha perso la propria connotazione religiosa per divenire mera furia umanitaria, abbiamo un problema.

Al di là del fatto che non abbiamo alcun dovere morale di aiutarli a casa loro e che, soprattutto in questa fase storica, ogni singolo aiuto dovrebbe finire ai meno fortunati tra gli italiani. E’ anche una pessima idea:

Da molto tempo nei nostri articoli spieghiamo che non è la presunta povertà a muovere gli Africani a migrare verso l’Europa, bensì l’aumento relativo della ricchezza: sono i soldi inviati in Africa alla radice di quello che sta avvenendo nel Mediterraneo e la minaccia di quello che potrebbe accadere nei prossimi anni: un annientamento demografico dei popoli europei inondati di africani.

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Il grafico mostra l’andamento dei prestiti e delle donazioni da parte di grandi Paesi del mondo e delle organizzazioni internazionali ai Paesi africani.

Ma gli studi dimostrano che un aumento del reddito aumenta la spinta  all’emigrazione. Se, cioè, il reddito aumenta meno di 7-9mila dollari, questa aumenta. Comincia a diminuire solo a livelli più elevati di ricchezza. Di 47 paesi sub-sahariani per i quali sono disponibili dati, solo sette sono attualmente al di sopra di questa soglia critica mentre la maggior parte (39) hanno livelli inferiori a 7mila dollari.

In sintesi: più soldi inviamo, più li invogliamo a venire qui.

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E nonostante un tasso di crescita annuo pari al 2% pro capite, entro il 2030, saranno 35 i paesi ancora al di sotto di tale livello, per un totale di 1,05 miliardi di persone. Al contrario, i paesi dell’Africa settentrionale sono ora in una fascia di reddito in cui un aumento del benessere potrebbe ridurre l’incidenza della migrazione. Questo significa che anche i soldi che l’Italia spende in aiuti internazionali (quitutti i dati) potrebbero, stando allo studio di Bruegel, essere inutili, anzi, controproducenti.

Se in questi decenni avessimo legato gli aiuti ad una severa politica di controllo delle nascite, con sterilizzazioni volontarie sullo stile indiano, oggi avremmo molti meno problemi. E anche loro.




4 pensieri su “Inviare soldi in Africa aumenta l’immigrazione: non dobbiamo aiutarli a casa loro”

  1. Gli aiuti “umanitari” all’Africa sono sia inutili che controproducenti. Inutili, perché se li mangiano i politici locali, controproducenti, perché in conseguenza del fatto che i politici locali sono corrotti, parassiti e non creano sviluppo economico, spingono i loro cittadini a emigrare. Tra l’altro l’emigrazione è sempre a loro funzionale, poiché i loro emigrati versano ai loro Stati i soldi delle rimesse, anche quelli mangiati a sbafo da loro.

    Bisogna amministrarli a casa loro, perché non sanno autogovernarsi. Hanno voluto la bicicletta, ma non la pedalano. Prolificano peggio delle zanzare e poi i loro figli dobbiamo mantenerglieli noi che invece, purtroppo, non ne facciamo. Ci vuole un Colonialismo 3.0 che preveda l’amministrazione degli Stati africani affidata a noi occidentali, che metta tra le priorità l’azzeramento della crescita demografica.

    1. E’ già difficile governare l’Italia figuriamoci governare gli africani, e poi con cosa? Con i carri armati, i cacciabombardieri e i droni? impensabile!
      Vanno respinti alla partenza (non a Lampedusa) e rimpatriati coattivamente.
      E quelli che stanno già qui vanno fermati, identificati se possibile, se non hanno una attività precisata, se non hanno un reddito, se non hanno un domicilio, indipendentemente dal fatto se commettono reati: vanno rimpatriati.
      L’Italia non è un parco dei divertimenti, dove puoi entrare anche se non sali su una giostra.

I commenti sono chiusi.