Dl Covid, governo del contagio pone fiducia alla Camera per mettere le mani sui Servizi Segreti

Vox
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Alla Camera il governo ha posto la que-
stione di fiducia sul decreto che reca
misure urgenti in tema di contrasto al-
l’epidemia di Coronavirus.

Bagarre in Aula quando il ministro D’
Incà ha formalizzato la decisione dell’
esecutivo. Un “vergogna, vergogna” si è
levato dai banchi dell’opposizione.

Perplessità anche in seno ai 5 Stelle:
la fiducia vanifica un emendamento fir-
mato da circa 50 pentastellati per sop-
primere la proroga del mandato dei ver-
tici dei servizi. Domani il voto.

Cosa c’entrano i servizi segreti con il Covid? A tenere segrete le vergogne di questo governo del contagio e dell’invasione.

Tra le proteste dell’opposizione, il governo, con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha posto la fiducia alla Camera sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 deliberata il 31 gennaio 2020.

La decisione fa montare la rabbia dei deputati M5S. Già questa mattina, tra i 5 Stelle, rimbalzavano rumors su una possibile fiducia, mentre si faceva spazio il sospetto che a spingere l’esecutivo all’ennesimo voto di fiducia fosse il muro dei 5 Stelle al ritiro dell’emendamento a firma Federica Dieni -ben 50 firme in calce- volto a cancellare la norma inserita nel decreto di fine luglio che, di fatto, modifica la legge del 2007 sul rinnovo dei vertici dei servizi segreti.

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Negli ultimi giorni e fino all’approdo in Aula, come raccontato dall’Adnkronos, c’era stato il pressing del capo politico del M5S, Vito Crimi, ma anche del viceministro Stefano Buffagni e altri membri del governo sui deputati grillini firmatari dell’emendamento: obiettivo ritirare la proposta di modifica e lasciare la norma così com’è. E nelle ultime ore, viene raccontato da alcune fonti, era stato tentato un compromesso per modificare il testo del decreto e mettere d’accordo tutti. Ma gli sforzi in tal senso sono stati vani.

L’annuncio della fiducia, fatto in Aula dal ministro Federico D’Incà, è stato commentato con amarezza dalla stessa Dieni, prima della sospensione dei lavori dell’Aula. “La normativa che riguarda i Servizi, quindi la sicurezza nazionale, non riguarda alcuni o pochi ma tutti. Sono profondamente contrariata” dal voto di fiducia “e voglio che resti agli atti”. Tanti tra i firmatari dell’emendamento della discordia promettono battaglia: “conteranno parecchie diserzioni sul voto di fiducia – dice un big grillino tra i firmatari della proposta di modifica – siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo…”.

Diversi grillini già cedono in nome della poltrona:

Via le firme di Francesco Silvestri -volto storico e di peso del M5S, attuale tesoriere e già capogruppo vicario- e di Daniele Del Grosso dall’emendamento della grillina Federica Dieni (50 firme in calce e tutte 5 Stelle) alla norma inserita dal governo nel decreto Covid che va a modificare la legge sul rinnovo dei vertici dei servizi segreti datata 2007. A quanto apprende l’Adnkronos, Silvestri e Del Grosso, subito dopo la bagarre in Aula scoppiata a seguito dell’annuncio del governo sulla questione di fiducia, avrebbero provveduto a cancellare la firma dall’emendamento della discordia.

Altri deputati 5 Stelle presenti in Aula, viene inoltre spiegato, potrebbero aver cancellato la firma che vedeva uniti i grillini delle commissioni Difesa, Esteri e Affari sociali, una vera e propria grana per il governo e per la maggioranza, tanto che c’era stato negli ultimi giorni il pressing del capo politico del M5S, Vito Crimi, e di alcuni membri del governo, in particolare il viceministro Stefano Buffagni, affinché la proposta di modifica a prima firma Dieni venisse ritirata.

A nulla è valso il lavorio portato avanti prima dell’annuncio della fiducia in Aula, con il tentativo del governo di modificare il testo pur salvaguardandone i contenuti. Ma il malumore nel M5S è alto, tanto che si temono defezioni nel voto di domani in Aula sulla fiducia al decreto che proroga l’emergenza Covid fino al 15 ottobre. Di certo, viene spiegato all’Adnkronos da fonti autorevoli, mancherà in Aula Dieni, che oggi è intervenuta dopo l’annuncio della questione di fiducia per manifestare pubblicamente il proprio dissenso.

I grillini si farebbero inchiappettare a sangue pur di mantenere il sedere chiacchierato sulle poltrone. E magari li piacerebbe anche.