Africani positivi scatenano il caos: mordono militari e distruggono tutto per fuggire da ospedale militare

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La situazione “è sotto controllo” ha detto Lamorgese. Non è così.

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Panico nel pomeriggio all’ospedale militare del Celio a Roma. A quanto scrive l’agenzia Adnkronos, tre nigeriani, due donne e un uomo, ricoverati da qualche giorno nel nosocomio perché positivi al Covid, hanno scatenato il finimondo nella struttura, dando prima in escandescenze e poi aggredendo, anche a morsi, ufficiali e sanitari, dopo aver ribaltato scrivanie, mobili e letti e messo a soqquadro l’intero reparto.

Non sono stati soppressi.

I tre africani pretendevano di essere dimessi: al rifiuto dei sanitari hanno reagito con violenza, scatenando il terrore in ospedale per quasi un’ora tra violenze varie.

Mentre tentavano di fuggire dal reparto i tre si sono ritrovati davanti personale sanitario con le protezioni anti-contagio e sono riusciti a strappare la tuta anti-Covid a un giovane ufficiale, che ora sarà costretto alla quarantena!

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Perché li curiamo invece di rimandarli in Africa? Perché vi fate mettere settimane in quarantena d’agosto invece i sopprimere chi vi attacca?

Fonti interne all’ospedale hanno raccontato all’Adnkronos che durante la colluttazione gli stranieri avrebbero anche tentato per qualche minuto di farsi scudo nella fuga con un altro clandestino, un bengalese di 16 anni ricoverato nella struttura.

Diverse persone tra militari e personale sanitario sono rimaste ferite non gravemente nel parapiglia, fino a quando la situazione, poco fa, anche grazie all’intervento delle forze dell’ordine, è tornata sotto controllo.

Roba da pazzi. Sbarcano e poi prendono a morsi chi li cura.




9 pensieri su “Africani positivi scatenano il caos: mordono militari e distruggono tutto per fuggire da ospedale militare”

  1. Ma un semplice TSO, no? Da inoculare sparando la siringa con il fucile da caccia, quello che usano per addormentare leoni o rinoceronti. In fondo, vengono tutti dall’Africa, nigeriani compresi.

I commenti sono chiusi.