Magistrato rivela: “Importiamo spacciatori e ladri” – VIDEO

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Per l’ex magistrato trevigiano le persone che vengono accolte in Italia non sono i più poveri, i malati, i vecchi o i moribondi perché questi individui non riescono a partire.

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“Noi prendiamo quelli che hanno quei 4 mila euro sufficienti per pagare i trafficanti e gli scafisti oppure le persone che, pur non avendo queste somme, arrivano a credito e devono onorare questo debito entro poco tempo – continua Nordio -. Non avendo lavori o risorse, questi soggetti devono delinquere e allora spacciano e rubano. Non si tratta di essere razzista, cattivo o buono: sono statistiche che io ho avuto sottomano per decenni anche quando ero in servizio. Non per nulla la gran parte dei nostri detenuti per reati di microcriminalità sono extracomunitari”.

Per Nordio la politica dell’ex ministro Matteo Salvini, che ha cercato di bloccare il flusso migratorio in modo “rude”, qualche volta ha posto dei problemi di diritto internazionale perché il naufrago deve essere salvato.

In questi casi, però, non si parla di eventi futuri e incerti legati al classico naufragio ma di partenze programmate dove gli scafisti mettono i migranti a bordo di un motoscafo con poca benzina aspettando che qualcuno li vada a soccorrere.

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“La soluzione non può essere che quella europea – aggiunge l’ex magistrato trevigiano – ma, quando arrivi al dunque, l’Europa si defila e lo ha fatto anche di recente. Non è vero che con l’accordo di Malta c’è stata la spartizione dei migranti nell’ambito europeo perché queste persone, forse anche per il Covid, sono rimaste in Italia. Qual è il problema? Una volta che il migrante arriva nella nostra nazione, è vero che ha diritto di asilo solo se proviene da un Paese in guerra o da gravi carestie o altro (anche se da noi arrivano soprattutto migranti economici da Paesi come la Tunisia dove non ci sono conflitti), ma non lo puoi riprendere e riportare a casa con facilità perché ha diritto a tutta una serie di ricorsi amministrativi o giurisdizionali non solo per chiedere lo status di rifugiato, ma per tutta una serie di altre questioni”.

“Non è vero che queste persone entro breve tempo vengono riportate a casa se sono semplicemente dei migranti economici – sottolinea Nordio – perché il riconoscimento dello status di esule, di perseguitato politico o di semplice migrante economico postula mesi o anni di ricorsi. Per questo, nel frattempo, restano qua e questa è la realtà brutale. Una volta che il migrante è arrivato non ci sono ricette: o se lo prende l’Europa facendo la condivisione, oppure rimane in Italia a tempo indeterminato. Portare a casa materialmente un migrante? Anche qui c’è molta ipocrisia perché non ci riuscirai mai”.

Per l’esperienza di Nordio, infatti, molti migranti espulsi, prima di salire in aereo per essere riportati nei loro Paesi, avevano imparato a reagire violentemente contro i poliziotti per essere arrestati subito per resistenza a pubblico ufficiale e, invece di salire in areo, entravano in carcere e restavano lì fino alla sentenza definitiva perché hanno diritto ai tre gradi di giudizio.

La soluzione sarebbe invece molto semplice. Militarizzare l’immigrazione clandestina rendendo le espulsioni una questione extragiudiziale. E i rimpatri si impongono ai paesi di provenienza attraverso il sistema del bastone e della carota.

In caso di pervicace rifiuto, si affitta un pezzo di territorio in un Paese terzo e lo si utilizza per parcheggiare i clandestini. Smetterebbero di fare ricorsi. Perché una cosa è restare in Italia, un’altra in un assolato campo di internamento in mezzo a qualche deserto.




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