Mohamed Zin voleva sgozzare agente: perché non gli hanno sparato?

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Evitando così inutili rischi all’ostaggio e anche a se stessi. E non si può non mettere il mancato abbattimento in relazione a quanto accaduto il giorno prima a Vicenza e alla punizione a cui va incontro il poliziotto che ha arrestato l’altro delinquente di importazione. Carabinieri e poliziotti sono disarmati davanti all’invasione del crimine, come ha confessato il questore di Torino.

Il coltello al collo e le minacce. Così Mohamed Zin ha attaccato la guardia giurata e voleva sgozzarla. E’ un immigrato normale. L’egiziano è regolare ma non ha fissa dimora. Vive di furti e ha precedenti penali ma ha il permesso a lungo termine:

Voleva sgozzare un italiano: non è un terrorista, è un immigrato normale

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“Il coltello è una delle armi più pericolose che ci sono attualmente in giro”, spiega una nostra fonte. Non solo è di facile reperibilità, ma fa molti danni quando viene affondato un colpo. Quando un agente decide per il corpo a corpo sa benissimo dei rischi (alti) che corre nel farlo. Per questo non si può che lodare l’intervento dei due poliziotti-eroi che ieri pomeriggio hanno liberato la guardia giurata dalle grinfie di Mohamed Zin. Per loro è un film che rivovono tutti i giorni: sacrificare la propria vita per uno stipendio che certamente non vale il rischio di rimanere gravemente feriti se non addirittura di perdere la vita. “L’intervento di Milano, conclusosi nel migliore dei modi, ha consentito a tutti di osservare con quale elevata professionalità, prontezza e cura operano quotidianamente i poliziotti”, ci fa notare Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp Polizia di Stato. “Queste sono qualità che contraddistinguono questo lavoro ovunque ogni giorno – continua – ma si deve anche capire che ogni intervento ha in sé delle variabili, dei rischi, dei fattori imprevedibili che non consentono di stabilire a priori cosa accadrà. Per questo – conclude – è assurdo pensare di giudicare o peggio contestare un poliziotto solo dal buon esito della miriade di interventi che si affrontano quotidianamente, nelle condizioni più disparate e con soggetti diversissimi”.

Così scrive il Giornale. Eppure non si può parlare della reazione dei poliziotti, senza pensare al perché non abbiano sparato un colpo in testa all’immigrato, evitando così inutili rischi all’ostaggio e anche a se stessi. E non si può non mettere il tutto in relazione a quanto accaduto il giorno prima a Vicenza e alla punizione a cui va incontro il poliziotto che ha arrestato il delinquente cubano.

Abbiamo forze dell’ordine disarmate davanti all’invasione. Un’invasione di criminali, come ha ben descritto il questore di Torino, e che nemmeno il capo della Polizia, il sinistro Gabrielli, è riuscito a smentire.

Se guardate il video è evidente come gli agenti avessero la possibilità di rendere inoffensivo Mohammed semplicemente sparandogli addosso. Cosa che, in presenza di un ostaggio, dovrebbe essere non l’ultima, ma la prima ratio, se l’ostaggio è abbastanza distante da non rischiare di essere colpito: come era in questo caso.

E quindi si arriva al punto: hanno paura ad agire. Vengono istruiti a non agire. Mettendo a rischio loro stessi e le vittime dei crimini degli immigrati.




7 pensieri su “Mohamed Zin voleva sgozzare agente: perché non gli hanno sparato?”

  1. I POLICEMAN di sua maestà o quelli del distretto RAMPART di Los Angeles lo avrebbero fritto 9 su 10, fidati amigo!
    Ci volgiono gli Spetnasz qui in italia! ci vuole un aramate dell’esercito russo che ci liberino, questa volta la liberazione giusta….

I commenti sono chiusi.