Immigrati incendiano struttura e buttano via il cibo, capo Protezione Civile: “Servono squadroni della morte per sistemarli”

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Scoppia la polemica per la reazione del capo della protezione civile dopo le violenze in Friuli.

“Non preoccupatevi, stiamo organizzando gli squadroni della morte e nel giro di due giorni riportiamo la normalità… Quattro taniche di benzina e si accende il forno crematorio, così non rompono più”. È la soluzione promessa dal responsabile della Protezione civile di Grado per sedare le violenze che da ieri infiammano – in senso letterale – l’ex caserma Cavarzerani di Udine, dove 400 clandestini hanno innescato disordini – grida, pietre contro la polizia, roghi – per protestare contro la quarantena imposta dal sindaco di Udine, Pietro Fontanini (Lega Nord).

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Su Fb, in risposta a due utenti e sotto al post di Ilaria Cecot, famigerato ex assessore provinciale di sinistra, Felluga, coordinatore della Protezione civile: “A Grado ci sono persone che metterebbero la firma per avere la roba da mangiare che loro (i migranti, ndr) buttano via. E noi sappiamo solo assistere gli stranieri e i nostri non li aiutiamo”. Ha ragione. Avrà anche espresso il tutto con parole forse eccessive, ma, di fondo, ha ragione da vendere.

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All’utente Maria Maddalena Marchesan chiede spiegazioni su quel “squadroni della morte”. E Felluga spiega: “Quattro taniche di benzina così non rompono più”.

Felluga lavora part time in una casa di riposo come manutentore e nell’altra parte della giornata nella Protezione Civile. Una persona che aiuta gli altri. Quelli che hanno davvero bisogno. Non i fancazzisti venuti a depredare e bruciare.

Lo faranno dimettere. Ma dimostra che la protezione civile non è compromessa. E che l’Italia ha risorse umane pronte alla rivolta. Basta metterle in comunicazione tra loro. Magari, usate termini meno ‘spettacolari’. Meno parole e più concretezza.




Un pensiero su “Immigrati incendiano struttura e buttano via il cibo, capo Protezione Civile: “Servono squadroni della morte per sistemarli””

  1. Dimissioni e incriminazione. Ormai un must se si osa dire quello che si pensa riguardo la divinità migrante. Che questo è, una religione con le sue liturgie ed i suoi fini, che non è salvezza dell’anima, e la cui divinità naturalmente non può essere messa in discussione, offesa, o tanto meno minacciata.

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