ONG straniere beccate a scaricare liquami in mare: “Violano 29 norme”

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La denuncia della Guardia Costiera italiana che per questo ha fermato diverse imbarcazioni delle Ong.

Intervista all’Ammiraglio Luigi Giardino, Capo Reparto Sicurezza della Navigazione e Security marittima.ANSA – ROMA,…

Posted by Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera on Saturday, August 1, 2020

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All’esito delle verifiche, così come avvenuto per le altre tre navi delle Ong, è stato riscontrato “un consistente numero di carenze, in questo caso 29 non conformità” che hanno portato al fermo amministrativo dell’imbarcazione. Situazioni trovate anche sulle altre navi visto che i problemi evidenziati vanno da 18 a 31 per unità.

E quali carenze sono state riscontrate sulla Ocean Viking?
Tra le altre, “scarsa familiarità dell’equipaggio nell’affrontare un incendio a bordo; equipaggio che ha lavorato più delle ore massime consentite dalle convenzioni internazionali; installazione di dotazioni di salvataggio addizionali senza criteri di impiego e prive delle necessarie certificazioni; sistemi per la rilevazione degli incendi fuori uso; bagni installati su ponti aperti con scarico diretto in mare“.

Ma non c’è solo questo. “La questione è molto più ampia e legata anche ad un processo di valutazione dell’attività svolta” dice l’ammiraglio Giardino. Un’attività, appunto, “di ricerca e assistenza ai migranti svolta con unità non adeguate, in assenza di una specifica certificazione e in modo sistemico”. Lo confermano i numeri: nell’ultimo anno le 4 navi hanno effettuato 52 interventi di soccorso, 30 solo la Ocean Viking.

“Le unità Ong, riteniamo con chiare evidenze oggettive, svolgono una precisa e diffusamente dichiarata attività che non si configura come un improvviso e diverso impiego delle navi stesse”. E dove è il problema? Che la navi non sono adeguate e che la convenzione Solas, “uno dei pilastri delle norme internazionali in materia di sicurezza della navigazione”, spiega ancora Giardino, prevede che lo stato di bandiera certifichi la nave per il “servizio” che svolge tanto che a gennaio la Guardia Costiera “ha inviato agli Stati di bandiera delle navi Ong una nota ufficiale chiedendo che fossero adottate tutte le misure necessarie per garantire che dette unità fossero appunto idonee e certificate per tale tipo di impiego”. Cosa che non è avvenuta.

In ogni caso, se le Ong ritengono che i provvedimenti non siano corretti, possono presentare ricorso attraverso le procedure previste e di cui sono state formalmente informate
all’atto del fermo. E al momento, almeno per quanto riguarda la Ocean Viking conclude Giardino, “non risulta” sia stato presentato alcun ricorso “né dalla Ong né dallo Stato di
bandiera”.




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