Twitter vieta i termini Whitelist e Blacklist: incommentabile

Vox
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Poveri deficienti di Silicon Valley, così fragili da dover mettere al bando parole di uso comune come Whitelist e Blacklist perché ‘razziste’. L’uso continuato di maria consuma il cervello e abbassa il livello di testosterone. E poi diventi come Jack.

Ce l’eravamo persa perché consideriamo Twitter un social di terzo livello, totalmente ininfluente nel discorso, nondimeno è delirante.

Via i termini “blacklist”, “schiavo” (slave), “padrone” (master) dal linguaggio di programmazione di Twitter. Una decisione presa dopo le proteste scattate a seguito dell’omicidio di George Floyd e che potrebbe costare al social network fondato da Jack Dorsey un investimento di diversi milioni di dollari e molti mesi di lavoro. La rimozione dei codici discriminanti “riflette i nostri valori”, assicura l’azienda.




7 pensieri su “Twitter vieta i termini Whitelist e Blacklist: incommentabile”

  1. Ecco perché allo stato delle cose, se non vengono prima sconfitti militarmente ed obbligati ad una pace senza condizioni, come la Germania del 1945, un’assemblea costituente avrebbe grosse probabilità di propinarci un merdaio simile in costituzione, purtroppo, temo, con avallo o scarsa opposizione per la solita sudditanza culturale, di gran parte delle destre e certo di tutto il ‘moderatismo’.

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