Funerale show Casamonica, il supertestimone: avevamo in pugno i politici

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Il sindaco era del PD, Marino. Il governatore era del Pd, come oggi, Zingaretti. Il premier era del PD. Casapd.

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Il funerale doveva essere una dimostrazione di forza. Fino ad essere un ricatto ai politici per celebrarlo, arrivando a minacciare morti in strada.

E’ il retroscena del funerale show che, cinque anni fa, consacrò gli zingari Casamonica tra i gruppi criminali più potenti della Capitale, con le note del Padrino che risuonarono altissime fuori dalla chiesa Don Bosco nel quartiere Tuscolano.

Cinque anni dopo, tra le 467 pagine dell’ordinanza con cui il gip di Roma ha disposto gli arresti nei confronti di 20 esponenti della famiglia sinti, emerge il retroscena.

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“Abbiamo in mano tutti i politici, tutti gli schieramenti, e ci hanno assicurato che ci faranno celebrare la messa in serenità, dopo averli minacciati di far succedere una guerra e che ci saranno morti per strada”, racconta un super testimone, tra gli invitati alle esequie. Il funerale, in realtà, non era solo un modo per onorare la memoria del defunto, ma era una dimostrazione di potere, un evento organizzato per capire chi sostenesse le famiglia della Romanina, chi fosse disponibile ad alleanze, chi avesse giurato loro vendetta. Tanto che non presenziare alla celebrazione sarebbe stato considerato un affronto.

All’epoca, come oggi, la sinistra governava Roma, il Lazio e l’Italia.

Ps. I Casamonica sarebbero gli zingari che si sono integrati. Un governo sovranista dovrebbe caricarli su un cargo verso l’India. Perché da lì viene tutta questa feccia.

Gli zingari non si devono ‘integrare’. Devono tornare a casa.