Parroco missionario: “I poveri non salgono sui barconi”

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Anche ieri Bergoglio se ne è uscito coi poveri migranti. Ma tanti nella Chiesa non la pensano come lui. Anche chi, della questione, ne sa più di lui.

Come don Antonio Romano, parroco di Chiusano San Domenico, in Irpinia, che mesi fa aveva voluto lanciare un’accusa a chi predica accoglienza ma la utilizza più come grimaldello contro la società italiana che come aiuto vero verso chi soffre.

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“Vorrei fare un richiamo – scrive in un post – a tutti quelli che in questi anni di emergenza migratoria hanno sostenuto la tesi che bisogna aiutare i poveri nei loro paesi, ma la mia iniziativa è estesa anche a coloro che vogliono accogliere i migranti nelle loro città e nelle loro case”.

“Il mese prossimo – prosegue don Antonio – farò la mia terza visita al villaggio di Rutundwe in Burundi che è gemellato con la nostra parrocchia, ormai, da sei anni. Il Burundi è uno dei paesi più poveri dell’Africa perché piccolo e con poche risorse naturali. La stragrande maggioranza degli abitanti del Burundi non può permettersi un viaggio da clandestino per venire in Europa e per loro è complicato anche ottenere un ingresso regolare per i costi e la trafila da affrontare. Lo so perché sto seguendo una pratica per ospitare una studentessa burundese che desidera continuare gli studi universitari qui in Italia”.

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“A tutti quelli che hanno a cuore la vita e la sicurezza di quelle persone, a quelli che dicono che sono una risorsa, a quelli che sostengono che bisogna accogliere, suggerisco di andarli a prendere come sto facendo io. Questo è il modo più sicuro, legale ed efficiente per evitare i morti e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il secondo punto, che a mio avviso, è ancora più urgente e necessario, riguarda lo sforzo che tutti gli uomini di buona volontà devono fare per sostenere lo sviluppo e la crescita di quelle popolazioni abbandonate e in alcuni casi depredate dal “primo mondo” dice don Antonio sottolineando che, “prima ancora del diritto a emigrare c’è il diritto a non emigrare e quindi il dovere della comunità internazionale di rimuovere la cause che obbligano chi è disperato a partire“.

Sui barconi, ormai tutti lo sanno, salgono le classi medie dei paesi africani più ricchi, come Nigeria e Senegal.

Dobbiamo aiutarli a casa loro, ma a lavorare, non con finanziamenti che, poi, userebbero solo per pagarsi il viaggio verso casa nostra.

A chi predica l’immigrazione non interessa il bene degli immigrati, interessa usarli come arma di distruzione di massa contro l’Europa: li usano per indebolire l’unità sociale che deriva dall’omogeneità etnica. Non esiste resistenza alla Globalizzazione e alla concentrazione della ricchezza in società multietniche, perché non esiste solidarietà.




3 pensieri su “Parroco missionario: “I poveri non salgono sui barconi””

  1. Gli africani, anche conoscendone parecchi, NON volevano venire via dalla propria terra. Alcuni sono stati costretti e ce l’hanno fatta. Ma molti di loro sono criminali che i libici ci scaricano quotidianamente qui per liberarsene e gentaccia di merda come le ong aiutano il traffico di criminali verso l’europa. Vogliono la distruzione dell’europa.

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