Fontana ha trovato camici gratis per i medici mentre il governo li riforniva di sacchi di spazzatura: il falso scoop di Report e Fatto

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Il governatore lombardo spiega per filo e per segno i fatti contestati dal quotidiano, che anticipa i contenuti della prossima puntata di Report, programma di regime noto per la creazione di bufale contro l’opposizione e i media indipendenti: “Comprendo che l’esigenza sia far notizia e vendere copie, ciò che non comprendo sono le strumentalizzazioni”

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Stamani il Fatto ha sparato in prima pagina l’ennesimo scoop che non è uno scoop: società legate alla famiglia Fontana hanno rifornito i medici lombardi di camici durante l’emergenza coronavirus. Quando, ricordiamolo, in tante regioni italiane accadeva questo:

Il fatto è che è vero, ma i camici queste società li hanno dati gratis. Un po’ come le terapie intensive alla Fiera di Milano. La sinistra odia chi aiuta gli italiani. E non possono concepire che ci sia qualcuno disposto a farlo senza guadagno. Loro che ordinano mascherine inesistenti e le pagano in anticipo coi soldi degli italiani.

“È scandaloso che un atto di beneficenza venga trasformato, da alcuni media, in un’altra campagna di odio contro la Lombardia e contro il governatore Fontana”. Così Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone, a proposito della vicenda dei camici sanitari donati da un’azienda privata alla sanità della Lombardia. “Piena solidarietà – continua – al presidente Fontana, vittima dell’ennesimo tentativo mal riuscito di infangare non solo l’azione politica della giunta regionale ma l’intera Lombardia”.

Ad Anelli viene “il sospetto, o forse sarebbe meglio dire la certezza, che questi polveroni vengano sollevati per nascondere vicende nazionali ben più gravi, dai disastri compiuti dal Governo al caso Palamara. Situazioni che meriterebbero ben maggiore risalto, data la pericolosità per l’intero sistema democratico”.

Un “automatismo burocratico” quello delle fatture a Regione Lombardia, ma con l’intenzione di donare a favore degli ospedali. Così il presidente Attilio Fontana ricostruisce con un lungo post su Facebook la notizia delle forniture di camici da parte di Dama, la società che controlla Paul&Shark, di proprietà del cognato.

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“Nel rispetto delle norme fiscali e tributarie, l’azienda oggetto del servizio di Report accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando di fatto qualunque incasso”, spiega Fontana. Di fatto, Dama non ha mai incassato niente per la fornitura di camici.

“Comprendo che l’esigenza sia far notizia e vendere copie, ciò che non comprendo sono le strumentalizzazioni scandalistiche tese a dare un’immagine distorta della realtà per abietti fini politici”, aggiunge Fontana.

Dama è, secondo il governatore, “tra le tante aziende lombarde che hanno accolto la nostra richiesta di aiuto”. Durante il periodo di crisi sanitaria, ricostruisce Fontana, “appurato che da Roma non sarebbero mai arrivati in tempo gli aiuti, Regione Lombardia è stata costretta ad incaricare la propria centrale acquisti, Aria spa, per assicurare l’approvvigionamento di forniture e servizi per fronteggiare l’emergenza ricorrendo all’istituto della procedura negoziata ex art. 53 d.lgs. 50/2016 Codice degli appalti. Ogni giorno servivano centinaia di migliaia di mascherine, camici, visiere con urgenze e quantità che superavano di almeno cento volte, in alcuni casi anche migliaia, le ordinarie necessità di approvvigionamento pre Covid”, spiega.

Da qui, l’intervento di Dama (Paul&Shark), che aveva convertito la sua produzione in dispositivi di protezione individuale per medici e operatori sanitari. Lo scorso 14 aprile, c’erano articoli di stampa che ne parlavano e la stessa società “si è distinta anche con una donazione di 60mila euro sul fondo straordinario per l’emergenza istituito da Regione Lombardia, e ha fornito gratuitamente mascherine e camici ad ospedali e amministrazioni comunali”.

Insomma, alla Dama SpA, una volta ottenute le certificazioni indispensabili per l’utilizzo sanitario, “il 16 aprile vengono ordinati 7mila set costituiti da camice + copricapo + calzari al costo a 9 euro (prezzo più basso in assoluto) e 75mila camici al 6 euro (anche questi i più economici). Le forniture iniziano il giorno dopo e vengono immediatamente distribuite nei reparti ospedalieri per proteggere medici e infermieri”. L’emissione della fattura è “l’automatismo burocratico”, a cui segue, però, la nota di credito per non incassare.

“Nessuna accusa – conclude il presidente – può esser fatta a coloro che nel periodo di guerra al Covid-19 hanno agito con responsabilità e senso civico per il bene comune. Respingo fermamente ogni strumentalizzazione affidando alle autorità competenti la tutela della Regione Lombardia”.

Possibile che un programma televisivo finanziato dalle tasse, in combutta con un giornale di estrema sinistra, confezioni continuamente falsi scoop contro l’opposizione? Altro che Venezuela.