A processo per avere criticato sentenza Traini

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Sostiene Luca Traini commentando un articolo e finisce sotto accusa per istigazione a delinquere. Accusato di apologia di reati come strage e porto abusivo di arma da fuoco, aggravati dal sempre più demenziale odio razziale.

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Imputato al tribunale di Macerata un 35enne che vive nel capoluogo.

I fatti risalgono al 4 ottobre del 2018. Il giovane, aveva commentato un articolo di Cronache Maceratesi, in cui si riferiva della condanna a 12 anni di Traini per strage per aver sparato a sei persone di origine africana (il 3 febbraio 2018), ferendole. Nel commento, scritto con nome e cognome dopo essersi regolarmente certificato, aveva scritto: «12 anni per non avere una buona mira… un po’ troppi… il tuo gesto ha portato a galla molte problematiche e ci ha reso compatti a raggiungere un obiettivo comune: ripulire Macerata e dintorni. Chapeu Traini». Il commento era stato prontamente rimosso dopo alcune segnalazioni proprio per via dei suoi contenuti. La procura ha aperto una indagine sul conto del 35enne che ora è finito sotto accusa per aver scritto quelle parole. Oggi si è aperto il processo al tribunale di Macerata, poi rinviato al 18 febbraio. L’accusa è sostenuta dal pm Francesca D’Arienzo.

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Poi vi meravigliate che dei richiedenti asilo abbiano potuto fare a pezzi una ragazzina a Macerata? Con una magistratura del genere che invece di perseguire gli spacciatori va a caccia di chi contesta una sentenza?

E sia detto: la sentenza Traini è una vergogna. Sia perché non ha ammazzato nessuno, sia perché ha agito spinto da una situazione evidentemente drammatica creata da chi governava e governa. Loro sì, dovrebbero finire in galera, insieme a certi magistrati.




3 pensieri su “A processo per avere criticato sentenza Traini”

  1. lAnche la sentenza di “strage” se uno non ha ammazzato nessuno fa ridere, al massimo doveva scrivere “tentata strage”o ” tentato omicidio” ma qua si vuole colpire unicamente chi non sopporta gli africani, sia con la sentenza di Traini che con la seconda che aleggia. Il magistrato, come e soprattutto, il governo conosce il disagio esistenziale che causano alla gente che vive a stretto contatto con queste bestie. Imporci la loro presenza è una criminale dittatura. Il fatto che il popolo non abbia il coraggio di opporsi non vuol dire che accetta di buon grado e questi episodi dovrebbero far suonare un campanello d’allarme sociale se al parlamento ci fossero politici onesti. Incriminare il 35enne che ha ragione da vendere è soltanto l’ennesimo sopruso ai danni di chi vuole vivere una vita (l’unica che abbiamo!) in modo decente.
    Vigliacco!

I commenti sono chiusi.