Possiamo sintetizzare così il contenuto delle chat del renziano Palamara. Anima nera della magistratura italiana.
Mentre invitava ad attaccare Salvini, anche se aveva ragione, si preoccupava che i magistrati non toccassero l’amico Renzi.
“Ma così indebolisce Renzi”. A scrivere questa frase sarebbe stato, secondo quanto scrive La Verità, Luca Palamara il 4 dicembre 2017, quando l’allora procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, gli fece sapere attraverso un comune amico di essere pronto a lasciare l’inchiesta su Banca Etruria che coinvolgeva Pier Luigi Boschi, papà di Maria Elena.
Secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Palamara era “il trait d’union tra Luca Lotti, uno degli indagati, Matteo Renzi e l’allora capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone“. Con Palamara che avrebbe detto: “Mi acquieterò solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo con Consip, perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo, ha creato l’affidamento e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono“.
Sempre secondo quanto scrive la Verità, nel febbraio del 2019 “Palamara si era interessato anche dell’arresto dei genitori di Renzi. Aveva condiviso e commentato l’ordinanza con un collega (“A Roma non avrebbero dato nessuna misura” era stato il commento dell’interlocutore). A un’impiegata del Csm aveva riferito la provenienza correntizia del pm che aveva chiesto l’arresto“.
Secondo la Verità, sarebbe esistito un forte legame tra Palamara e Rossi, con il primo che “va su tutte le furie” dopo l’apertura di una commissione d’inchiesta sulle banche e una lettera del secondo al presidente della commissione, Pier Ferdinando Casini, in cui si sostiene di “aver fornito le informazioni richieste dai parlamentari e aver annuito, quando gli è stato chiesto se i membri del Cda potessero essere indagati”. L’ex consigliere del Csm scrive al suo consigliere: “Se non fosse per Roberto Rossi sarei molto ottimista”. Il consigliere gli chiede: “Che c’entra Rossi con pg?”. E Palamara avrebbe replicato: “C’entra perché crea solo casini con quella audizione, indebolisce Renzi”. Secondo quanto scrive Giacomo Amadori il “problema è il contraccolpo che dalla vicenda potrebbe subire Renzi, in quel momento segretario del Pd”.
A ottobre del 2018, conclude la Verità, Palamara commenta così lo slittamento del voto per la conferma di Rossi a procuratore al quale concorreva anche Alessio Lanzi, laico in quota Forza Italia e accusatore dello stesso Rossi. “Con Lanzi sarebbero stati cazzi amari per voi”, gli avrebbe scritto Fuzio. E Palamara: “Appunto. Cosa assurda. Si sta togliendo sasso dalla scarpa”. Fuzio: “Rossi ha fatto cazzate su cazzate non nel merito, ma nel modo di comportarsi”. E Palamara: “Lo so, ma bisogna salvarlo”. Cosa che poi non accadrà, conclude la Verità.
Piero Sansonetti interviene a Coffee Break su La7 sul tema scottante della magistratura. Il direttore de Il Riformista boccia severamente la prima bozza di riforma proposta da Alfonso Bonafede, che forse è il meno indicato di tutti per occuparsi di una questione così delicata. “La sua riforma non sta né in cielo né in terra – è il parere di Sansonetti – la magistratura non può autogovernarsi, un potere come questo sta prevaricando su tutti gli altri”.
Al di là della vicenda delle intercettazioni di chat togate riguardanti Matteo Salvini, definito una “mer***” da fermare anche se ha ragione sul tema dell’immigrazione, per Sansonetti la questione è molto più ampia: “Il governo della magistratura è corrotto, i procuratori vengono scelti secondo logiche che non hanno nulla a che vedere con il merito. Si barattano processi e sentenze, siamo all’anno zero”. A questo punto arriva la proposta choc: “Il Csm va raso al suolo e rifatto non più con la maggioranza di togati. Questi non si possono autogovernare. Tutti i poteri si controllano tra di loro, a parte quello giudiziario e ora scopriamo che è corrotto. È necessario che la politica intervenga – è la chiosa di Sansonetti – ora sì che ci vorrebbe la ruspa di Salvini”.
Sansonetti è renziano, come fa ad essere al contempo renziano e attaccare la palamara se la palamara è renziana? Più semplicemente Renzi e i suoi erano ‘garantiti’ dalla palamara fino a quando erano nel PD, da quando sono usciti sono diventati comuni mortali come gli altri.