Toghe confessano: “Sapevamo di fare campagna per il Pd”, golpe istituzionale

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E’ chiaramente un golpe istituzionale.

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Lo scoop della Verità, che ha raccontato le sue manovre con i magistrati di sinistra per attaccare il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sulla questione della nave Diciotti, hanno provocato una scialba difesa d’ufficio dell’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Lo scrive lo stesso quotidiano che riporta le parole dell’esponente del Pd: “Si trattò di un intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Csm, svolto esclusivamente a tutela dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, e che rifarei esattamente negli stessi termini poiché mi sono sempre battuto per affermare le reciproche sfere di autonomia tra magistratura e politica. I messaggi oggi (ieri, ndr) pubblicati non hanno nulla a che vedere, dunque, con la vicenda Palamara”.

Che cosa è successo con la Diciotti è noto, ed è noto pure che dopo qualche mese, Legnini scenderà senza successo in campo per le regionali in Abruzzo alla guida di una coalizione di centrosinistra. Sempre grazie alle chat acquisite dai pm di Perugia sia Legnini che Palamara entrano in contatto con il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, titolare del fascicolo su Salvini. Ma per Legnini, conclude la Verità, tutto questo è “decontestualizzato” e “fuorviante”.




5 pensieri su “Toghe confessano: “Sapevamo di fare campagna per il Pd”, golpe istituzionale”

  1. Si concordo pienamente, la magistratura politicamente corrotta, va a braccetto con la dittatura e censura, ma non hanno considerato che gli italiani non sono tutti un branco di pecoroni e questo non lo accettano. D’altronde si dice il “potere giudiziario” e se ci fosse ancora al mondo mio nonno, lui direbbe “hanno cambiato i porci, ma non le porcilaio”.
    Non che io disprezzi il lavoro dei giudici, anzi ci sono persone che rischiano tutti i giorni oppure molti non ci sono più, perché non hanno voluto compromissione di alcun genere, ma di fronte a palesi ed illegittimi rapporti politici, in merito a questioni nazionali, è inutile spacciare come necessità per il bene nazionale.

  2. Il levantino sente, ma non ascolta, guarda in modo arcigno come il picchiatore che sente gli ordini del capo.

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