I virologi monetizzano il coronavirus: quanto prendono in Tv al minuto

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Roberto Burioni è da mesi un ospite fisso della domenica di Rai2 a Che tempo che fa. Il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei conti per capire quanto costa ai cittadini italiani la presenza del virologo marchigiano alla trasmissione di Fabio Fazio, che è già oggetto di indagini da parte della magistratura contabile per i suoi costi. Non che ci sia nulla di male nel percepire un compenso, soprattutto per il ruolo informativo svolto da Burioni in questi mesi sull’epidemia da coronavirus, ma allo stesso tempo il virologo riceve numerose critiche per quello che viene ritenuto un “eccessivo protagonismo mediatico”.

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L’esposto del Codacons è partito dall’inchiesta di Panorama, che ha svelato un business che vedrebbe coinvolto Burioni e altri suoi colleghi, i quali chiederebbero lauti compensi per le partecipazioni alle varie trasmissioni televisive. In particolare quella di Fazio è finanziata dai cittadini attraverso il canone Rai: “Gli utenti – sostiene il Codacons – hanno tutto il diritto di sapere quanto la rete versa a Burioni per la sua presenza. Per tale motivo presentiamo un esposto alla Corte dei conti, affinché avvii una indagine sulla vicenda e verifichi la congruità dei compensi riconosciuti da Fazio a Burioni, nell’ottica di una totale trasparenza ai fini di possibili danni sul fronte erariale”.

A destare preoccupazione non vi sarebbe solo l’unicità del contributo in assenza di contraddittorio, ma la presenza di un possibile conflitto d’interessi, dato che Burioni ha rapporti di lavoro con multinazionali di farmaci e vaccini. Il professore infatti è ideatore della Pomona ricerca Srl che si occupa della ricerca nel campo degli anticorpi monoclonali e dello sviluppo di vaccini innovativi «epitopo-based» e che ha collaborato a lungo con l’Istituto superiore di Sanità, l’Anrs (ente di ricerca francese) e alcune case farmaceutiche produttrici di vaccini come GlaxoSmithKline e Sanofi Pasteur. A nome di Burioni sono stati depositati almeno 30 brevetti internazionali, cosa di cui il professore non fa alcun mistero e che anzi cita con comprensibile orgoglio sul suo sito Medical Facts.

La cosa del resto è del tutto lecita e legittima ma secondo il Codacons può inficiare la genuinità delle affermazioni e tramutare l’assidua esposizione mediatica in vera e propria pubblicità a vantaggio dei molteplici brevetti depositati.

Sul tema, Codacons ha sollecitato da tempo anche Anac e Ordine dei medici senza avere mai risposta.

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Questa volta però ha chiesto anche ad Agcom di aprire un’istruttoria e alza il tiro chiedendo trasparenza su compensi e rimborsi di cui a oggi hanno contezza solo Rai e Officina Srl, la società di cui Fazio è socio al 50 per cento, insieme a Magnolia e che a ogni puntata corrisponderebbe a Burioni un gettone di presenza ormai strutturato. Niente di troppo strano, con gli ospiti fissi funziona così un po’ ovunque e per i virologi più stellati, la «fee», come si chiama nell’ambiente, è prassi consolidata così come l’abitudine di affidare agende e trattative a un agente.

Burioni per esempio si è rivolto a Elastica, società di comunicazione di Bologna, e quando chiediamo informazioni fingendo di chiamare da una produzione privata, ti rispondono che le richieste di Burioni variano da caso a caso.

«Mi dica il budget» premette l’agente. Quando spieghiamo che è limitato, l’agente chiarisce che il professore «farà le sue valutazioni. Potrebbe decidere di partecipare gratuitamente oppure di chiedere qualcosa in più perché è talmente impegnato che il compenso economico può essere una ragione per fare le cose».

Anche Ilaria Capua, appuntamento fisso sia sulla tv di Stato che sulle reti private, ha la sua «fee» d’ordinanza.

«Per un contributo di 10 minuti su Skype o dallo studio televisivo dell’università» ci spiega l’agente «siamo attorno ai 2 mila euro più Iva. Non andiamo a minutaggio ma se si chiede una presenza di 10 minuti non può essere di un’ora, altrimenti la fee sale». Tutto chiaro. Un po’ meno quando ci sono in ballo soldi pubblici. Sul tema ha chiesto chiarimenti alla Rai anche il consigliere Riccardo Laganà.