Coronavirus: “In Italia da ottobre: 30% italiani già contagiato, non ci sarà mai un vaccino”

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Nella città di Brescia a marzo il 49% delle persone sottoposte al test sierologico aveva sviluppato gli anticorpi per combattere l’infezione. Nell’80% dei casi si trattava delle immunoglobuline G, quindi la malattia era insorta mesi prima.

Sono i risultati di uno studio condotto dal medico Pasquale Mario Bacco e dalla sua equipe.

Lo studio, su un campione di 7.038 persone sottoposte ai test sierologici, ha rivelato che il virus Sars-Cov-2 in Italia era già presente dallo scorso ottobre.

«A partire dal 3 febbraio abbiamo visitato 7038 persone sane e senza sintomi, tutti dipendenti di diverse aziende. Abbiamo diviso la ricerca in quattro diversi step: il primo gruppo, [testato fino a inizio aprile], comprendeva circa 1730 persone e ci dava già numeri interessanti, perché il 38% era già positivo agli anticorpi. I numeri più alti erano quelli della provincia di Brescia: il 49% del campione che si era sottoposto al test sierologico risultava positivo (a Milano il 46%, a Bergamo il 48%)», spiega.

«Non solo: abbiamo scoperto che gli anticorpi non erano solo immunoglobuline M, quelle precoci che fanno capire se il contagio è in atto, ma nel 80% dei casi si trattava di immunoglobuline G, cioè anticorpi consolidati», prosegue il medico.

«Il che dimostrava che la malattia era stata già stata affrontata e superata.
Alla luce di questi risultati bisognava fare quindi un salto indietro di 3 mesi
e abbiamo capito che l’inizio del contagio risaliva ai primi di ottobre».

Altro, insomma, che paziente 1 di Codogno. In totale, alla fine dei 4 step la percentuale di popolazione su tutto il territorio italiano risultata positiva agli anticorpi sarebbe del 30%. Numeri molto più alti di quelli ritenuti attendibili dalla maggioranza degli esperti.

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«Ad ottobre abbiamo iniziato a parlare con i medici della Toscana, del Piemonte, del Veneto e della Lombardia e tutti ci hanno manifestato questa incredibile incidenza di polmoniti anomale. Sono state attribuite, in buona fede, alla legionella: in realtà erano tutto tranne che legionella», spiega Bacco. Che lancia la sua ipotesi: «Secondo noi erano i primi casi di Sars-Cov-2», la cui virulenza era ancora contenuta.

«Quando il virus è atterrato era un po’ ‘stanco’. Ha preso forza a febbraio perché ha trovato le condizioni ideali: un clima freddo e umido. Con l’innalzarsi delle temperature, soprattutto al Sud, è completamente morto mentre al Nord continua a essere piuttosto attivo». Tutti i coronavirus si comportano allo stesso modo: «soffrono il caldo». La conferma è arrivata a a marzo, «quando abbiamo iniziato a portare colture del Sars-Cov-2 in laboratorio: innalzando la temperatura di 2 gradi abbiamo visto che la metà dei ceppi morivano mentre l’altra metà si immobilizzavano. Che il virus soffrisse il caldo si poteva vedere con un semplice kit da 8 euro, mentre trai virologi blasonati c’è ancora chi dubita di questo».

«Questo virus è banale, stupido: da solo non è capace di ammazzare nessuno. Tanto è vero che stando alla nostra ricerca è emerso che quasi il 90% degli infetti non ha manifestato nessuno dei sintomi riconducibili al Covid-19, primo tra tutti l’aumento della temperatura corporea».

Sono state quindi le persone sotto ai 30 anni a diffondere l’infezione: «quasi sempre completamente asintomatici, hanno infettato ed amplificato il resto della diffusione. La mortalità diretta da Covid non è superiore al 2%».

E se non si tiene in considerazione «la fascia d’età superiore a 55 anni, l’incidenza scende al di sotto dell’1%». Il coronavirus, conclude Bacco, aggredisce con violenza chi ha «una risposta immunitaria più lenta. La forza del virus dipende dallo stato di salute, ma anche dalle abitudini di chi lo riceve: malnutrizione, patologie pregresse, cattive abitudini e sistemi immunitari indeboliti lo rendono particolarmente aggressivo».

«All’inizio nessuno sapeva come trattare questo virus e si è agito male. Adesso sappiamo che dobbiamo portare in ospedale i pazienti molto prima che entrino in sofferenza respiratoria, perché questa fase della malattia per molti over 65 è irreversibile. A ottobre, quando si ripresenterà, sapremo curarlo».

«Non ci sarà mai un vaccino, come per l’Hiv, perché il virus si modifica molto molto velocemente – conclude – Quindi se venisse trovato un vaccino adesso, e tutti corressero a vaccinarsi, in autunno potrebbe non essere più valido».




3 pensieri su “Coronavirus: “In Italia da ottobre: 30% italiani già contagiato, non ci sarà mai un vaccino””

  1. Vi consiglio questo video https://www.youtube.com/watch?v=FshIsGDxav8&t=35s con Stefano Montanari. Questo medico non allineato fin dall’esordio della “pandemia” aveva tracciato un quadro evolutivo assolutamente obbiettivo del virus che si e’ poi rivelato corretto. Ne approfitto per fare gli auguri a lui e la moglie Antonietta Gatto gli auguri per l’acquisizione del microscopio elettronico (senza un briciolo di aiuto da questo governo imbelle, anzi e’ stato osteggiato) che loro utilizzeranno per la ricerca vera.

    1. Non solo osteggiato da questo governo, ma è perfino stato denunciato dal comico nano, proprio per il microscopio, dopo aver tentato di metterlo in un tranello.

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