“Convertiti o ti tagliamo la gola”, lui non l’ha fatto

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«Viviamo chiusi nel nostro monastero. È tempo di intercessione e preghiera per la salvezza del mondo. Isolati, ma uniti nella comunione».

Padre Jacques Mourad, monaco siro-cattolico, è stato ostaggio dei terroristi islamici in Siria per 5 mesi.

Nonostante le torture e le minacce continue («Convertiti o ti tagliamo la gola»), padre Jacques non lo ha fatto. Non ha chiesto un Corano. E non si è convertito.

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E la sua Fede lo ha riportato al monastero Mar Musa, a nord di Damasco, dove viveva anche padre Paolo Dall’Oglio, il monaco italiano rapito nel 2013 e di cui non si hanno più notizie.

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«A casa sei in un ambiente che per te è famiglia, in prigione sei in un luogo chiuso da una porta di ferro in cui vivi ogni giorno la paura della persecuzione. Hai di fronte a te i tuoi aguzzini che non rappresentano nulla per te; sono degli aggressori, dei violenti. E anche se io li guardavo con gli occhi della fratellanza umana, per loro io ero un nemico impuro e blasfemo».

«Durante la mia prigionia, ogni giorno avevo il desiderio di celebrare la messa e prendere la comunione. Ogni domenica, alle 4 del mattino, dopo la preghiera islamica, celebravo la messa in silenzio, nella mia cella, e ringraziavo sempre il Signore per tutti i momenti di grazia della mia vita. Durante la mia prigionia ho capito veramente come vivono gli eremiti, sempre chiusi nelle loro celle, senza alcun contatto. Ho chiamato quella messa domenicale la Messa della nostalgia».

Non si è convertito, lui.




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