Silvia Romano non toglie il velo: “Mi sono convertita all’Islam”

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La svolta nel caso di Silvia Romano, si apprende, è arrivata lo scorso 17 gennaio: un video in cui la cooperante rapinta nel novembre 2018 appariva in vita e diceva di stare bene. Si è trattato della prova che l’intelligence attendeva per iniziare l’ultima fase della trattativa e arrivare all’autorizzazione del pagamento del riscatto. Una fase durata altri tre mesi e mezzo, in cui i rapitori hanno giocato al rialzo tanto che più volte si è temuto il peggio. Infine, venerdì notte, a 30 chilometri da Mogadiscio lo scambio. Silvia Romano si è presentata in abiti tradizionali, quelli delle donne somale, e con il capo coperto. In buone condizioni di salute. E, rivela il Corriere della Sera, è stata subito trasferita nell’ambasciata italiana in Somalia, dove le hanno chiesto di cambiarsi gli abiti. Ma lei ha rifiutato, spiegando di essere “una convertita”. Già nei mesi scorsi era circolata l’indiscrezione che la Romano fosse stata costretta a sposare uno dei suoi carcerieri e ad aderire all’Islam. Certo, ha fatto specie il fatto che Silvia lo abbia confermato anche all’ambasciata. Circostanza che lascia intendere a quale tipo di orrori e pressioni sia stata sottoposta nella prigionia durata un anno e mezzo. Il Corsera le definisce “pressioni psicologiche atroci”. Ora resta da comprendere se quella della conversione sia davvero uno scelta. O, piuttosto, un trauma.




11 pensieri su “Silvia Romano non toglie il velo: “Mi sono convertita all’Islam””

  1. I servizi si sono mossi tardi e lenti. Era plausibile che questa labile di mente fosse plagiata dai suoi carcerieri.

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