“Scendete, siete in troppi”, gli immigrati non si muovono: così si diffonde l’epidemia a Milano

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Nella foto si vedono una trentina di immigrati. Sono a bordo dell’autobus sostitutivo della M1. Sono le 5 della notte tra venerdì e sabato: non quella che il Comune e Atm avrebbero battezzato come ora di punta. L’autobus è pieno e non serve un metro per capire che non sono rispettate le distanze di sicurezza. I marker rossi di segnaletica a terra sono calpestati in ordine sparso.

Qualcuno si chiede come mai la Corea del Sud abbia limitato l’epidemia: sono tutti coreani.

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Tornando al bus ‘milanese’, l’autista del mezzo avvisa la centrale operativa e intanto prima di partire prende il microfono: «Scendete, avete superato il numero di di persone a bordo consentite». Nessuno si muove e gli tocca partire. Difficile capire quel gruppo di persone, salito praticamente in blocco alla stessa fermata, che appuntamento urgente avesse in agenda in un’alba festiva di un giorno di ordinario lockdown.

Probabilmente spacciare.




9 pensieri su ““Scendete, siete in troppi”, gli immigrati non si muovono: così si diffonde l’epidemia a Milano”

  1. torno a ripetere il piemonte di schiavi agnelli, la lombardia dei finocchi della moda delle checche e l emilia dei culattoni di merda… li il virus non passera’ mai se ve lo fate mettere nel culo dai negri..onnipresenti…. o prendete la pizza trasportata sempre dai negri….no negri no pizza no party, ma manco no al cazzo di virus, si negri?…allora… hai la lacrima facile? hai voglia di dolce? sei nervoso?….. hai il ciclo!… no i ricchioni non ce l hanno!… lo hanno al culo quando qualche negrone glielo sfonda… froci!

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