Rivolta contro la dittatura sanitaria: cittadini in piazza – VIDEO

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Anche stasera proteste in tutta Italia contro la quarantena senza fine di Conte.

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Luci accese, serrande alzate, porte aperte a Torino, dove in serata la protesta dei commercianti ha animato a tratti i portici di piazza Vittorio. Una protesta “silenziosa e pacifica” per richiamare l’attenzione sui problemi che l’emergenza Coronavirus sta provocando alla categoria.
“Vorremmo indicazioni certe – spiega Francesco Marrali, della Caffetteria Antonelli – su come evolverà la situazione, perché al momento non ce ne sono. E un aiuto per fronteggiare i gravi problemi che dovremo affrontare con la riapertura. Lo Stato, per esempio, potrebbe congelare una parte della tassazione”.
“Da mesi – afferma Paolo Zanierato, proprietario del negozio di abbigliamento J3 – ho il negozio pieno di merce invenduta.
Una stagione persa. Con un costo enorme. Le previsioni non sono confortanti. E c’è troppa incertezza. Si dice che, con la riapertura, i locali andranno sanificati due volte al giorno, e che si dovranno santificare pure, volta per volta, i singoli capi provati dai clienti. Ma vi sembra fattibile?”.

Monta la rabbia in tutta Italia per la beffa della “fase 2”, che è di fatto un prolungamento del lockdown totale della fase 1, ma con l’aggiunta della supercazzola di Giuseppe Conte. E il malcontento cresce sui social e non solo, tra commercianti disperati e famiglie che non sanno come arrivare a fine mese o a chi lasciare i figli. Sul fronte della protesta sociale però, le prime sommosse potrebbero non arrivare dalle zone più degradate del Meridione o da qualche periferia difficile della Capitale: la ribellione potrebbe scattare a sorpresa a Todi, tranquilla cittadina umbra in provincia di Perugia, nota senz’altro più per l’arte e le sue bellezze che per il disagio sociale.

Ma spesso l’apparenza inganna, come spiega il sindaco Antonino Ruggiano, sul piede di guerra contro le restrizioni imposte dall’esecutivo: “A breve, mi aspetto suicidi, manifestazioni di piazza e aperte ribellioni”, questo lo scenario drammatico tratteggiato dal primo cittadino, passato dalle parole ai fatti vergando una lettera indirizzata al prefetto di Perugia. Ruggiano annuncia un’ordinanza che “autorizzi la attività di piccoli commercianti, professionisti, esercenti della somministrazione e artigiani, nei limiti di quanto già previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 Marzo 2020″.

Una sfida in piena regola alle restrizioni volute da Giuseppe Conte, che Ruggiano motiva così: “Al momento ho nel mio Comune centinaia di persone che non sanno, letteralmente, come poter comprare il pane quotidiano, molte delle quali stanno pian piano rivolgendo le proprie disperate istanze a ‘mercati paralleli’, con il fondato rischio di alimentare il circuito della malavita e della usura”, spiega il primo cittadino. “La gente è talmente allo stremo da dover prevedere con una certa ragionevolezza, nel prossimo futuro, drammatici episodi di violenza, verso sé stessi e verso i terzi. A breve, mi aspetto suicidi, manifestazioni di piazza e aperte ribellioni”.

Una situazione disperata che impone al sindaco una forzatura per il bene dei suoi concittadini: “Di fronte a questo sfacelo, ed alla ultima programmazione del governo, che evidentemente nel tepore dei Palazzi Romani non ha il polso della reale situazione, non me la sento di lasciare sola la mia gente e di abbandonarli alla speranza di un futuro che non c’è, né ci potrà essere”. L’ordinanza di riapertura annunciata da Ruggiano “trova le sue basi normative nei poteri conferiti al Sindaco quando registri gravi pericoli per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. Sono fermamente convinto che se non dovessi emanare un simile provvedimento, la situazione da qui al prossimo mese precipiterà in una spirale da cui non vedo possibilità di uscita, una volta messa in moto”.




3 pensieri su “Rivolta contro la dittatura sanitaria: cittadini in piazza – VIDEO”

  1. Illumineeti ha detto la cosa più sensata che ho letto finora, e’ cosi’, però devo chiarirgli la differenza che c’è tra le pesti del passato e questa: oggi a morire sono solo i vecchi percettori di pensioni con le quali mantengono figli e nipoti. Quando muore un vecchio in Italia muoiono due o tre famiglie, quelle dei figli ed a volte quelle dei nipoti. L’accanimento terapeutico deriva da ciò, non si vuole rinunciare alle pensioni delle larve all’ospizio, percepiscono troppi denaro dall’INPS per rinunciarvi.

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