Assolda due clandestini per uccidere la zia

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Ha ragione la Bellanova. Servono per fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Pensate alla povera Maria, lei cercava due assassini a pagamento per strangolare la zia. Ma non li trovava.

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Per un mese ha preparato l’omicidio della zia, ma quando l’ha vista morta strangolata dai due complici assoldati a Ballarò, sostiene di essersi pentita, tanto da tentare il suicidio. Maria Castronovo, 39 anni, ha confessato di aver organizzato e di aver partecipato all’uccisione di sua zia, Maria Angela Corona, 47 anni, la donna strangolata la mattina del 14 aprile e gettata in un sacco nero sotto un ponte della strada provinciale 16, al confine fra i comuni di Bagheria e Casteldaccia.

Giovedì sera i carabinieri della compagnia di Bagheria l’hanno arrestata insieme a due complici con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Questi i reati ipotizzati dal gip di Termini Imerese Angela Lo Piparo nell’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore Daniele Di Maggio e dal procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio. Oltre alla nipote sono finiti in carcere i due complici assoldati dalla donna a Ballarò, Guy Morel Diehi, 23 anni, nato in Costa d’Avorio, e Toumani Soukouna, 28 anni, originario del Mali. Si tratta di due stranieri che hanno ricevuto 15.500 euro dalla nipote in più rate. “Stiamo ancora indagando su alcuni aspetti del movente e della ricostruzione che la nipote ci ha fornito durante la sua confessione” commenta il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio.

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La nipote non sopportava più le angherie della zia, le continue intromissioni nel suo lavoro di badante del nonno (padre della vittima) e di altri parenti, due zii di cui era tutrice legale, che vivevano nel palazzo di via Sanfratello 1 a Bagheria. Ma soprattutto non accettava che la zia controllasse come utilizzava i soldi degli anziani. “Vivevo un incubo, ogni volta che Maria Angela veniva a casa mi maltrattava, mi insultava e nell’ultimo periodo le discussioni erano sempre più violente. Per questo ho deciso di ucciderla”, ha raccontato ai militari la 39enne badante. “Sin da bambina mi faceva mangiare gli scarafaggi e mi faceva lavare i denti dopo aver bagnato lo spazzolino nell’acqua del water” ha ribadito nei due interrogatori, il primo giovedì 16 aprile quando ha confessato il delitto e indicato il luogo dove aveva gettato il corpo della zia e il secondo domenica quando ha ricostruito nei minimi particolari cosa è accaduto il giorno dell’omicidio.

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Nell’ultimo litigio, il più violento con la vittima, la zia l’avrebbe colpita ad un fianco con un ferro da stiro incandescente. Questa sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che ha accelerato il progetto di ucciderla che andava avanti da settimane. Un progetto che prevedeva il coinvolgimento di Guy Morel Diehi, il cittadino ivoriano che vive a Ballarò e che aveva già ricevuto dalla nipote 15.500 euro in più tranche. Soldi che i carabinieri hanno trovato nella sua abitazione.

Martedì mattina Maria Castronovo e i due immigrati irregolari hanno atteso nella casa di via Sanfratello l’arrivo della vittima, che come ogni giorno andava a far visita all’anziano padre. Maria Angela Corona è stata aggredita dai due immigrati appena entrata nell’appartamento. I due l’hanno strangolata fino ad ucciderla per poi infilarla in un sacco nero. Una volta uccisa Maria Castronovo con l’aiuto di Toumani Soukouna ha caricato il corpo nel bagagliaio della sua auto, una Citroen, e guidato fino al ponte della provinciale 16 dove è stato ritrovato il cadavere di Maria Angela Corona. Poi la nipote ha riportato il complice a Bagheria e si è diretta verso il cimitero dove ha bruciato l’auto. Maria Castronovo ha detto agli inquirenti di aver tentato di uccidersi, incendiando la vettura con dentro una bombola di gas, ma i vigili del fuoco nella carcassa dell’auto non hanno trovato alcuna bombola.

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Possibile che Maria Castronovo abbia voluto nascondere le tracce del cadavere nell’auto e che nel dar fuoco alla vettura si sia ustionata alle gambe e alle braccia. Dolorante per le bruciature Maria Castronovo avrebbe chiamato il fidanzato con cui è andata in ospedale. “Anche su questo punto stiamo aspettando riscontri – conferma il colonnello Angelo Pitocco, comandante dei carabinieri del Gruppo di Palermo – Stiamo cercando di appurare se si è trattato di un tentativo di suicidio o di coprire le tracce”.

Dal letto dell’ospedale Civico dove è ricoverata con ustioni di secondo grado alle gambe e alle braccia Maria Castronovo, ha raccontato ai carabinieri dove è stato gettato il corpo e con chi ha commesso l’omicidio. Nel reparto grandi ustionati è ricoverata dal giorno dell’omicidio. Ustioni che l’arrestata sostiene di essersi procurata nel tentativo di togliersi la vita, una tesi su cui gli inquirenti vogliono far luce e che potrebbe coinvolgere il fidanzato. La nipote 39enne ha subito detto di essersi pentita di quanto aveva fatto. “Se la zia fosse stata ancora viva quando sono rientrata nella stanza avrei detto ai due di smetterla, di lasciarla stare che tanto i soldi pattuiti glieli averi dati lo stesso” ha detto in questi giorni di ricovero in cui al suo capezzale c’è stato il fidanzato. “Perché mi hai salvato? Io non merito il perdono”. Tutte frasi che farebbero pensare ad un pentimento reale, ma per gli inquirenti sull’altro piatto della bilancia c’è un mese di premeditazione, 15 mila euro consegnati in più rate ai due sicari trovati a Ballarò.




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