Coronavirus, agente contagiato scrive a Conte: “Pensate solo ai detenuti”

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Per denunciare la scarsa attenzione mostrata nei confronti degli agenti, l’ispettore capo Gianluca Caruso, in servizio presso il carcere di Bollate (Milano), ha scritto una lettera a Giuseppi.

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“Caro presidente, il diritto alla salute, principio fondamentale della nostra Costituzione, per me servitore dello Stato che fine ha fatto? Siamo i primi a tutelare l’incolumità dei detenuti, è un nostro dovere istituzionale, ma è altrettanto un dovere istituzionale tutelare noi, bistrattati e spesso dimenticati dalle istituzioni. Io sono guarito, ho fatto due tamponi con esito negativo e ora attendo il risultato del terzo, ma chiedo che tutti gli agenti di polizia penitenziaria, vengano sottoposti a tamponi periodici, a tutela della loro salute e di quella delle loro famiglie”, esordisce l’ispettore nella lettera, riportata da “Il Giorno”.

“Ho avuto i primi sintomi il 12 marzo scorso, febbre alta che sfiorava i 40, dolori atroci alle spalle, respiro affannoso e notti insonni. Ho chiamato l’infermeria dell’istituto chiedendo di essere visitato nella caserma dove sono alloggiato, la risposta è stata che il medico del carcere ha competenza sui detenuti e non sulla polizia”.

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“Per fortuna un mio collega mi ha procurato del paracetamolo e me lo ha consegnato in camera. Poi ho cercato di contattare il servizio di guardia medica di Milano, senza alcuna risposta. Il mio medico di base sta a 850 km di distanza perché io sono residente in provincia di Benevento e mi ha detto di contattare i numeri verdi di Regione Lombardia”, continua il racconto.

“Il 15 marzo, finalmente sono venuti in camera per controllarmi, lo stesso il giorno dopo, mentre il 17 marzo invece insieme ad altri due colleghi ci hanno trasferito in un’ala della caserma adibita ad isolamento, ma in realtà non lo è. Sullo stesso piano, infatti, ci sono altri colleghi non malati che vi alloggiano. Finalmente ci fanno anche il tampone”.

Positivo. L’ispettore Caruso ha dovuto trascorrere 14 giorni in isolamento. Ora è guardito: “Il problema è stata la mancanza di protocolli condivisi e limitazioni logistiche. Non è colpa della direzione del carcere, ma del Dipartimento che ha pensato solo ai detenuti, e così moltissimi poliziotti penitenziari oggi sono positivi al virus”, denuncia il poliziotto.