Coronavirus, case di riposo: anziani morti di fame? – VIDEO

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La strage nelle case di riposo. Ne abbiamo parlato. Ieri sera, a Non è l’Arena, si parla dei 9 morti in una casa di cura di Soleto (Lecce): “Su 87 persone, almeno 70 erano positive al virus, non c’è stata alcuna gestione dell’emergenza”. Il caos è totale, e un operatore dell’Asl subentrata alla gestione privata in piena epidemia conferma un altro sospetto: gli anziani potrebbero essere morti di fame e di sete, condizione a cui la crisi respiratoria si è aggiunta diventando letale.

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La conferma da un audio choc pubblicato da Giletti tra una ricoverata e la figlia: “Da ieri non mi danno da mangiare, adesso provo a chiedere a un infermiere ma non passa nessuno. Non mi hanno mai misurato la temperatura, non so se ho la febbre. Cure? Mi hanno dato delle pastiglie ieri mattina, e basta”.




3 pensieri su “Coronavirus, case di riposo: anziani morti di fame? – VIDEO”

  1. Le case di riposo sono una vergogna generalizzata anche senza epidemia. Tranne quelle che si possono permettere solo i ricconi.

  2. A Genova venivano picchiati e torturati. In uno di questi lager a Molassana li mettevano nelle vasche con l’acqua caldissima. Li avevano trovati con segni sulla pelle riconducibili alle ustioni. Era stato chiuso ma poi stranamente riaperto, ci si chiede se almeno hanno cambiato tutto il personale, direttore compreso. Uscita su tutti i quotidiani. Era venuto un periodo che se ne parlava spesso poi col pd hanno insabbiato. Non accadeva solo a Genova ma un po’ ovunque ed è difficile pensare che i fenomeni cessino radicalmente. Pensate che nel basso Piemonte ho assistito personalmente ad un vero e proprio salasso legalizzato: il paziente senza famiglia ma con un conto in banca “sereno” aveva dato il benestare con tanto di firma e documento ad attingere liberamente dal proprio conto corrente. Gli venivano addebitati il taglio di capelli in doccia con la voce “parrucchiere” 15 euro. Il taglio delle unghie sotto la voce “manicure” 15 euro. Tutte le medicine a pagamento. Prima la retta mensile era 1.500 ma ben presto è passata a 2.500. La lavanderia botte di 50 euro ogni 3 giorni. Quando è morto era scheletrico e chiamata al telefono per la notizia che lo dava ancora come “grave ma non in pericolo di vita” l’ho raggiunto in treno in 1 ora e mezza era già in rigor mortis. Naturalmente mi sono attivata subito per contrastare gli scorretti andando dalla finanza e spiegando l’accaduto ai carabinieri ma non c’è stata nessuna autopsia. Sia gli uni che gli altri non hanno ritenuto di ravvisare nelle mie parole reati perseguibili.

    1. Un altro particolare da non trascurare nella vicenda, che quando è morto, il caso ha voluto che anche il conto fosse asciutto.

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