Coronavirus, l’economista Galloni: «Coniare 170 miliardi di nuove ‘lire’ o siamo morti»

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Per uscire dalla depressione economica post-coronavirus serve «la massiccia immissione da parte dello Stato di una moneta nazionale non a debito, parallela all’euro». Così l’economista Antonino Galloni. Una via già indicata da Vox.

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Galloni, che oggi presiede il Centro studi monetari, sottolinea che «se vogliamo uscire vivi da questa crisi – spiega – la strada da perseguire, non esclusiva comunque, è quella di immettere una valuta per il circuito nazionale in biglietti di Stato, stato-note e moneta elettronica, potremmo chiamarli ‘euro-italiani’, da affiancare all’euro, anche metallici, ma di taglio diverso per evitare confusione».

Una formula «non contraria ai Trattati Ue, in quanto non menzionata», che andrebbe destinata al circuito produttivo e tornerebbe nelle casse dello Stato sotto forma di tasse, con benefici per il deficit che calerebbe. Prima emissione? “Pre-crisi sarebbero bastati 50 miliardi, alla luce del nuovo scenario ne servirebbero, in base alle stime di calo del pil di Confindustria, 170 mld».

Stampiamo Minibot. Usiamo la massiccia quantità di oro che possediamo come garanzia sottostante per dare ‘valore’ alla nuova ‘moneta’.

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Sul fronte dell’economia reale e del sostegno ai lavoratori colpiti dalle restrizioni dei provvedimenti anti-contagio, Galloni pensa inoltre ad un reddito da lavoro e non da nullafacenti come quello grillino: «un reddito universale collegato ad attività di utilità sociale: dalla sanità alla consegna a domicilio o attività per il bene pubblico”. Una sorta di “mobilitazione sociale, sulla scia di questo ritrovato spiraglio di solidarietà legato alla crisi e a compensazione della mancanza di democrazia dovuta alle limitazioni fisiche imposte dalle scelte delle autorità». Una misura, conclude Galloni, «da indirizzare innanzitutto a tutta quella forza lavoro che non tornerà in tempi brevi alla sua vecchia occupazione: penso al settore del turismo, dei servizi ricreativi, del tempo libero in generale e dello sport di gruppo in particolare, della
ristorazione».

Il 52% dell’oro italiano è all’estero




3 pensieri su “Coronavirus, l’economista Galloni: «Coniare 170 miliardi di nuove ‘lire’ o siamo morti»”

  1. Dove è la massiccia quantità d d’oro? Perché non è utilizzabile direttamente? Appartiene allo stato e non ad altri, oso sperare

    1. io non mi intendo di finanza, ma mi sembra che in Italia sia tutta in mano privata o pubblica ma comunque non statale. Mi sbaglio? La Banca di Italia non è dello Stato, oppure ho capito male? qualcuno vuole spiegarmi?

  2. L’oro se lo sono fumato i kompagni, riprendiamoci la lira, morte all’euro e al porco che l’ha introdotto!!!
    La mortadella va affettata sottile sottile.

I commenti sono chiusi.