Infermiere costrette dal governo a riutilizzare mascherine monouso: “Così infettiamo tutti”

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Reparto dove sono ricoverati quasi una cinquantina di pazienti contagiati dal coronavirus in uno dei poli Covid-19 istituiti dalla Regione Lazio.

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Lì, secondo il giornale locale di Roma, medici e infermieri sono costretti a conservare e riutilizzare i cosiddetti ‘dispositivi di protezione individuale’. Eppure, per garantire la certezza di non contagio, soprattutto in un centro del genere, dovrebbero essere monouso.

“A noi viene consegnata una sola mascherina FFP2 al giorno”, ci racconta un’infermiera. “Le teniamo indosso il più possibile, anche tre ore di fila. E quando dobbiamo togliercela, cerchiamo di conservarla per poterla riusare. Alcuni la tengono in tasca, altri la appoggiano su quel tavolo. Io la infilo in un contenitore, avvolta in un panno imbevuto di disinfettante. Ma è impossibile non contaminarla”.

“Alcuni ospedali – spiega Donato Cosi, coordinatore lombardo del NurSind – consegnano ogni turno un solo kit di protezione per ogni operatore, che è così costretto a fare una scelta: o lo indossa tutto il giorno, senza poter né bere né andare in bagno; oppure deve riutilizzarlo. Col rischio di auto-infettarsi”.

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Quando nei giorni scorsi si parlava della possibilità di disinfettare i Dpi par allungarne la vita, Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Iss, disse chiaramente che “questi dispositivi sono, per certificazione, prodotti monouso”. Il “togli e metti” può essere deleterio. In fondo basta sfiorare la mascherina con le mani durante la svestizione per rischiare di infettarla. Dovrebbe invece essere subito cestinata dopo il primo utilizzo. E se costretti a indossarla a lungo, non bisognerebbe comunque superare il limite delle 4 ore. Perché allora gli ospedali le riciclano? Perché gli infermieri ci respirano dentro anche per 8-10 ore al giorno? E perché, come racconta Stefano Barone, c’è pure chi è costretto ad affrontare il doppio turno con la stessa mascherina?

“Questo significa solo due cose: che gli untori siamo diventati noi operatori con oltre 6mila positivi. Se si ammalano troppi sanitari crollerà l’argine, i malati non potranno essere curati e verranno lasciati morire”.

Il problema è che sono già malati. E non lo sanno. Tengono un’intera nazione prigioniera in casa, vietando perfino, e inutilmente, le passeggiate e lo sport all’aperto, poi diffondono il virus fornendo agli operatori carta igienica al posto delle mascherine. Criminali.