I 50 morti sulla coscienza del Governo: “Chiedevamo zona rossa, ma il Viminale ci ha rimproverato”

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«La nostra idea era di fare un grande sacrificio subito per essere liberi prima: se ci avessero ascoltati, le cose sarebbero andate diversamente».

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Parla così, affranto, il sindaco di Alzano Lombardo (Bg), Camillo Bertocchi, 43 anni. Epicentro dell’epidemia di coronavirus che sta falcidiando la provincia di Bergamo.

«Cinque solo l’altra mattina. Più di 50 nei venti giorni di emergenza. L’anno scorso, nello stesso periodo, furono otto. Mi è venuta la curiosità di capire se il virus fosse già arrivato a fine 2019, ma i dati da dicembre a febbraio erano in linea. Ora sono esplosi: la conseguenza dei contagi di fine febbraio».

I rapporti con la Cina del manifatturiero di Alzano sono stati l’innesco del contagio. Quello, e l’ospedale del paese, che ha veicolato l’infezione, quando il paziente zero ha portato il Covid-19 al pronto soccorso, trasmettendolo al personale medico e agli operatori sanitari. Da quel momento, il numero di infetti è letteralmente esploso. Così come a Nembro, il comune confinante anch’esso piagato dal Covid-19: «Penso che l’azienda ospedaliera svolgerà un’indagine interna — annuncia il consigliere regionale leghista Roberto Anelli —, non vorrà rimanere nel dubbio che siano stati disattesi i protocolli, anche se per come conosco gli operatori sono sempre stati scrupolosi».

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Avevano chiesto di diventare zona rossa fin dalla fine di febbraio.Cinquanta morti fa. Il governo li ha sgridati. Governo di assassini: «Fin dal 23 febbraio abbiamo capito la gravità della situazione. Ed eravamo tutti per la linea rigida, ribadita anche il giorno 25, nonostante gli allentamenti a livello nazionale. Da noi bar chiusi anche dopo le 18. Ma vuol sapere una cosa? Non solo siamo stati criticati dagli operatori, ci è arrivato pure il richiamo dal ministero degli Interni tramite una circolare della prefettura che vietava ai sindaci di prendere misure. Chiedevamo rigore e chiarezza, non volevamo disorientare il cittadino. Il territorio va ascoltato: non era il segnale di un sindaco, ma di sette, da Torre Boldone ad Albino».

Ricorda i giorni di attesa, cercando di capire se quella benedetta zona rossa si sarebbe fatta. Prima incontrando l’ostilità di quelli che gridavano lo slogan Riprendiamoci le città, poi, quando tutti i buoi erano scappati dalla stalla, osteggiati dagli imprenditori che non volevano mollare: «eravamo sospesi. Quattro giorni assurdi, senza il minimo rispetto istituzionale. Poi, dal decreto dell’8 marzo, abbiamo capito che la linea era cambiata: non più contenere, ma rallentare il contagio. A quel punto c’era il “rischio rilassamento”: lungo il fiume Serio la gente passeggiava come niente fosse. Abbiamo richiamato l’attenzione e da una settimana tutti obbediscono».

Cinquanta morti Lamorgese. Cinquanta morti Conte. Dovrete pagarla quando tutto sarà finito.




2 pensieri su “I 50 morti sulla coscienza del Governo: “Chiedevamo zona rossa, ma il Viminale ci ha rimproverato””

  1. ma perché aspettare? Cosa? Altri 5.000-10.000 morti? o di più?
    Il Professo Chris Whitty, consigliere di Boris Jhonson su The Guardian del 16 marzo parla di emergenza fino alla primavera del 2021. E allora?

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