Il Coronavirus è in Africa ma c’è ancora chi nega il pericolo contagio

Vox
Condividi!

Spassoso articolo del PN sull’irreprensibile “David Puente di Open, più volte “beccato” a cercare di dimostrare che post di siti di satira sono in realtà fake-news, ma spesso anche a bollare come bufale delle notizie verissime”.

Ultimamente si occupa di coronavirus (Covid-19).

A inizio febbraio alcune testate che Puente bolla con leggerezza come di “disinformatori” (come Il Primato Nazionale e Il Giornale) avvisavano di un grave pericolo coronavirus potenzialmente proveniente dall’Africa. Il tutto in realtà è semplicemente spiegato: in Africa c’è da anni un grandissimo afflusso di lavoratori, circa un milione, dalla Cina, di fatto attuale principale potenza neo-colonizzatrice del continente, quindi che il contagio possa arrivare in Africa è molto probabile, come detto anche dai ricercatori africani stessi. A questo si aggiunge il fatto che in Africa non ci sono strutture per identificare/isolare/combattere il virus che quindi potrebbe diffondersi rapidamente, molto prima che un’eventuale epidemia possa essere individuata. Se ci mettiamo il fatto che dall’Africa arrivano centinaia di barconi con migliaia di clandestini (non controllati neanche sanitariamente), è facile dedurre che un serio pericolo potrebbe essere proprio dietro l’angolo.

Ebbene, cosa risponde David Puente? Dapprima si è sperticato – non solo lui, va detto, era in buona compagnia di cosiddetti “buonisti” – nel dire che, visto che nessun contagio era stato diagnosticato in Africa, anche solo parlare di possibile contagio o lanciare un allarme di prevenzione è equiparabile a una disinformazione. Evidentemente per Puente anche Oms e ricercatori africani, che hanno lanciato l’allarme per primi, sono dei bufalari che prima di parlare avrebbero dovuto passare sotto il suo scanner.

Poi però, come facilmente prevedibile e ampiamente previsto, il coronavirus Covid-19 è arrivato in Africa. E qui il rumore di unghie sul vetro ha assunto toni meravigliosi. Nel suo articolo di fact-checking Puente è riuscito a sostenere che, poiché avevano dato la notizia del contagio africano circa dieci giorni prima che questo avvenisse sul serio, di fatto gli allarmisti sono stati dei “disinformatori”.

Poco importa che non abbiano mai dato nessuna notizia falsa – nessuno ha mai parlato di avvenuto contagio prima che questo fosse effettivamente avvenuto – e soprattutto poco importa che una previsione fatta con semplici e banali considerazioni logiche si sia prontamente avverata nel giro di pochissimi giorni. Anzi, per Puente proprio prevedere un fatto prima che avvenga è fake news o disinformazione. Peggio ancora è “avvelenare il clima con opinioni e informazioni scorrette per un secondo fine”. E cercare di lanciare un allarme che poi si è rivelato più che giusto è solo “funzionale ad una narrativa che collega la psicosi generata dal virus agli sbarchi di migranti”.

VERIFICA LA NOTIZIA

Meglio ancora ha fatto per difendersi dal fatto di aver negato il contagio fino alla fine. Il giorno in cui è stato identificato il primo contagio africano da coronavirus, alcune testate avevano lanciato la notizia per poi essere ovviamente bollate come bufalari da Puente e dalla sua trasmissione Fake – La Fabbrica delle Notizie. Ovviamente poi il contagio era effettivamente avvenuto e Puente si è giustificato facendo una supercazzola sugli orari: l’Oms ha confermato il contagio solo alle 18.48 e ancora alle 17.22 Puente spergiurava che nessun contagio fosse avvenuto. Ergo chi ha dato la notizia prima delle 18:48 è un disinformatore che ha solo avuto culo – per Puente è evidente che il concetto di “dritta” non esiste – mentre lui che fino alla fine ha negato la verità è stato il vero paladino della corretta informazione.

Vox

Non sarà quindi difficile, probabilmente, trovare nei prossimi giorni dei fact-checking che dicano che sì, il contagio sarà anche arrivato in Africa, ma è inutile aumentare i controlli o limitare gli sbarchi, perché di fatto non c’è stato ancora nessun caso di contagiati tra quelli che sono sbarcati. È come se vi dicessero che chi vi avvisa di controllare prima di attraversare la strada perché c’è il rischio di essere investiti è un allarmista disinformatore che alimenta psicosi perché ancora non sei stato investito. Molto meglio la cautela nelle previsioni e la certezza del fatto. Almeno, quando sarai investito, il fact-checking di Puente sarà il primo ad avvisarti.

Ma Puente è solo uno degli ingranaggi di un sistema tutto teso alla produzione di una continua minimizzazione delle emergenze dovute all’immigrazione:

Coronavirus: Pagella Politica, il sito di estrema sinistra contro Salvini e Vox

TPI contro Vox: “Non ci sono casi di Coronavirus in Africa”




4 pensieri su “Il Coronavirus è in Africa ma c’è ancora chi nega il pericolo contagio”

  1. Le raccomandazioni riguardanti la gestione dei media dell’evento 201 (istruzioni del perfetto Puente):
    Governments and the private sector should assign a greater priority to developing methods to combat mis- and disinformation prior to the next pandemic response. Governments will need to partner with traditional and social media companies to research and develop nimble approaches to countering misinformation. This will require developing the ability to flood media with fast, accurate, and consistent information. Public health authorities should work with private employers and trusted community leaders such as faith leaders, to promulgate factual information to employees and citizens. Trusted, influential private-sector employers should create the capacity to readily and reliably augment public messaging, manage rumors and misinformation, and amplify credible information to support emergency public communications. National public health agencies should work in close collaboration with WHO to create the capability to rapidly develop and release consistent health messages. For their part, media companies should commit to ensuring that authoritative messages are prioritized and that false messages are suppressed including though the use of technology.

    Intanto ci sono sicuramente cose sospette all’ospedale di Loma Linda, California (dove hanno impiantato una tenda militare “grande” esterna all’ospedale in cui hanno sicuramente trattenuto almeno una persona) e in Florida a Tampa dove le fonti ufficiali dichiarano che “per questioni di privacy non possono divulgare il numero delle persone attualmente testate per coronavirus”.

    Ormai non è più nemmeno gestione della pandemia ma solo gestione del possibile panico.

    1. Puente, siccome le razze non esistono, è vero che per ora sono morti solo “asiatici dell’estremo oriente” mentre gli altri pare che non solo guariscano ma non abbiano un decorso così grave?
      Tipo, il morto in Francia è Cinese di 80 anni, mentre la donna “americana” morta in Cina era semplicemente Cinese, giusto?

    2. Un video del Dr. Kentaro Iwata, Giapponese, che si è occupato della nave da crociera Corona Princess.
      Iwata è uno molto sveglio e preparato. Si parla della gestione della situazione sulla nave come minimo malaccorta e di un R0 della malattia compreso fra 5.6 e 7.2 (4 è normalmente considerato “piaga inarrestabile” e l’influenza comune è compresa fra 1 e 2).
      Rimane comunque il dubbio che gli “occhi tondi” abbiano un decorso più agevole.

I commenti sono chiusi.