Milano, immigrati hanno rubato 260 case: italiani sfrattati – VIDEO

Vox
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Uno dei motivi del calo della natalità che, non vi sarà sfuggito, è iniziato non appena l’immigrazione di massa ha investito l’Italia, è proprio la difficoltà a trovare casa per le giovani coppie che, così, non possono mettere su famiglia. Le loro case, infatti, finiscono ai migranti.

Solo un popolo folle darebbe case popolari agli immigrati invece di darle ai propri giovani e anziani.

Le famiglie di inquilini abusivi, provenienti dalle località di Sharkia e Asyut, dopo aver occupato abusivamente 130 alloggi ne hanno comprati altrettanti all’asta. Acquistavano con i mutui e mettevano a reddito. L’incredibile business scoperto dagli addetti alla sicurezza dell’Aler. Si fregano le nostre case.

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Un piccolo impero immobiliare fondato sulle occupazioni abusive di case popolari e su mutui bancari generosi. Un business vivace e in costante sviluppo che prospera lungo l’asse che unisce due province egiziane e il quadrilatero Aler della zona San Siro, ma che non avrebbe potuto decollare senza la benedizione di istituti di credito da Paese di Bengodi e di qualche compiacenza strategica. Sono stati necessari tre mesi di lavoro, negli uffici di viale Romagna, dove la squadra addetta alla sicurezza ha incrociato dati su dati, mettendo insieme un puzzle che ha rivelato un disegno sconcertante: alcune famiglie di inquilini abusivi sono proprietarie di 130 appartamenti sparsi in tutta Milano, comprati alle aste pubbliche, oltre ai 130 in cui abitano irregolarmente.

L’hanno chiamata operazione «Sharkia’s home», prendendo il nome dal governatorato egiziano a Nord del Cairo da dove provengono molti dei protagonisti. Tutto è cominciato con una di quelle percezioni che maturano a sensazione, a colpo d’occhio, osservando tabelle, elenchi e numeri. Parlando con i responsabili della sicurezza, il presidente di Aler, Angelo Sala si è soffermato sulla casella relativa alle origini di diverse famiglie che occupano abusivamente decine di alloggi dell’Azienda regionale per l’edilizia popolare tra via Tracia, via Abbiati, via Preneste, piazza Selinunte, via Morgantini , via Gigante, via Civitali, via Paravia e — in misura minore — altre strade del vecchio quartiere San Siro. Molte di quelle persone arrivavano dall’Egitto. Ma considerando che si tratta di un Paese che si avvicina rapidamente alla soglia dei cento milioni di abitanti era ancora poco per tentare di individuare un legame tra quelle famiglie. Qualcosa di più, tuttavia, lo suggeriva la riga successiva: il governatorato, cioè la provincia di provenienza. La grande maggioranza si concentrava su due località: Sharkia e Asyut.

Ancora non era molto, ma abbastanza da stimolare la voglia di provare a vederci più chiaro. Così, incrociando i dati anagrafici con quelli catastali, una dopo l’altra sono spuntate una serie di proprietà di immobili intestati ai diversi componenti di quelle famiglie. Gli investigatori dell’Aler ne hanno contati (finora) 130. Tutti acquistati da aste pubbliche, pagati con mutui bancari e poi messi a reddito. Perché loro, i proprietari, hanno continuato ad abitare negli appartamenti popolari occupati abusivamente, affittando gli immobili di proprietà a inquilini paganti. Ma le coincidenze interessanti non finiscono qui. Dal successivo giro di approfondimenti è emerso che a consentire questa fitta serie di compravendite sono stati i mutui concessi soprattutto da tre istituti di credito. Una banca, in particolare avrebbe prestato alla rete degli immobiliaristi egiziani quasi un milione e centomila euro. E un altro milione circa è arrivato da altre due importanti marchi bancari. «Non sappiamo se quei mutui siano stati accesi nelle stesse agenzie, o magari dagli stessi funzionari — spiegano i detective di Aler — forse lo potrà scoprire un’indagine giudiziaria». E l’altro interrogativo aperto riguarda l’eventuale esistenza di qualche «basista» all’interno del sistema che governa le aste pubbliche.

Intanto la grande truffa dell’agenzia immobiliare clandestina di San Siro ha prodotto un primo effetto: le famiglie che occupano abusivamente gli alloggi Aler sono salite in cima alla lista degli sgomberi, dal momento che ormai è evidente che hanno a disposizione più di una casa di proprietà. Restano da quantificare i danni economici (e sociali), ma il presidente Angelo Sala è soddisfatto «per l’ottimo lavoro di questi ragazzi che non si sono risparmiati». Oltre all’operazione «Sharkia», l’attività investigativa interna di viale Romagna ha portato alla luce un altro caso clamoroso di business illegale all’ombra dell’edilizia pubblica: al Corvetto, un giovane occupante abusivo affittava le tre stanze del «suo» appartamento Aler a studenti, incassando affitti mensili da 400 euro per ospite. E per trovare i clienti pubblicava annunci su siti di annunci come Booking e Subito.it. Ma qualcuno ha riconosciuto la casa dalle foto.

Solo imponenti rastrellamenti ci salveranno da un futuro terribile di conflitti etnici.