Intercettazioni, ‘ho visto schiavi lavorare’: così il governo ha rifornito sfruttatori di ‘negri’

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“Sono passato dalla tua azienda e ho visto gli schiavi lavorare”. Lo dice, in una conversazione intercettata dai Carabinieri, un conoscente all’imprenditore agricolo Libero Perugini, titolare dell’omonima azienda agricola e in carcere da due giorni con accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, e false dichiarazioni all’Inps. L’indagine anticaporalato della Procura e dei Carabinieri di Foggia lo coinvolge con Giovanni Capocchiano e Natale De Martino (titolari dell’Ortofrutta De Martino, ai domiciliari) e 3 ‘caporali’ ricercati, due marocchini e un guineano. Per l’accusa il guineano è il ‘caporale’ che reclutava manodopera per Perugini. In un’altra conversazione, dice all’imprenditore: “Come facciamo con i conti? Loro non hanno da mangiare, tu devi cacciare i denari”. E Perugini: “Inizi da me, poi mi abbandoni perché trovi di più da altre parti”. Il guineano: “Non abbandono nessuno, ma quando chiamo padrone per tre giorni e padrone non risponde, cosa posso fare? Cercare un altro padrone”.

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In questi anni, e ancora adesso, i governo di sinistra stanno rifornendo gli sfruttatori di schiavi. Come del resto da programma per abbattere il costo del lavoro.

In questo modo hanno espulso gli italiani da interi settori economici. E impedito all’agricoltura di fare un salto qualitativo verso la robotica, come avvenuto nei Paesi civili. Gli schiavi non sono solo un fatto immorale, ma anche un danno economico alla produttività e agli investimenti in tecnologia.