La lezione di Fallaci: “Immigrati sono invasori”

Vox
Condividi!

Oriana Fallaci affidò questa sua testimonianza a Padre Andrzej Majewski, caporedattore della televisione pubblica polacca (Telewizja Polska)

I responsabili degli attacchi terroristici a Londra erano mussulmani nati in Gran Bretagna o cittadini inglesi. Quindi potrebbero essere considerati europei. Crede che per difendere il nostro continente e la civiltà occidentale dovremmo esiliare tutti i mussulmani dell’Europa?

VERIFICA LA NOTIZIA

Per incominciare, non sono affatto europei. Non possono essere considerati europei. O non più di quanto noi potremmo essere considerati islamici se vivessimo in Marocco o in Arabia Saudita o in Pakistan beneficiando della residenza o della cittadinanza. La cittadinanza non ha niente a che fare con la nazionalità, e ci vuol altro che un pezzo di carta su cui è scritto cittadino inglese o francese o tedesco o spagnolo o italiano o polacco per renderci inglesi o francesi o tedeschi o spagnoli o italiani o polacchi. Cioè parte integrante di una storia e di una cultura. Secondo me, anche quelli con la cittadinanza sono ospiti e basta. O meglio: invasori privilegiati. Poi una cosa è espellere gli allievi terroristi o gli aspiranti terroristi, i clandestini, i vagabondi che vivono rubando o spacciando droga o, meglio ancora, gli imam che predicando la Guerra Santa incitano i loro fedeli a massacrarci. E una cosa è cacciare indiscriminatamente una intera comunità religiosa. L’esilio è una pena che già nell’Ottocento l’Europa applicava con le molle, e solo per qualche individuo. Ai nostri tempi si applica soltanto per i re e le famiglie reali che hanno perso la partita. In parole diverse, non si addice più alla nostra civiltà. Alla nostra etica, alla nostra cultura. E l’idea di trasformarci paradossalmente da vittime in tiranni, da perseguitati in persecutori, è per me inconcepibile.

Mi fa pensare ai trecentomila ebrei che nel 1492 vennero cacciati dalla Spagna, ai pogrom di cui gli ebrei sono stati vittime nell’intero corso della loro storia. Naturalmente, se volessero andarsene di loro spontanea volontà, non piangerei. Anzi, accenderei un cero alla Madonna. Nel saggio pubblicato giorni fa dal Corriere della Sera, “Il nemico che trattiamo da amico”, addirittura glielo suggerisco. «Se siamo così brutti, così cattivi, così spregevoli e peccaminosi» gli dico, «se ci odiate e ci disprezzate tanto, perché non ve ne tornate a casa vostra?». Il fatto è che se ne guardano bene. Non ci pensano nemmeno. Ed anche se ci pensassero, come attuerebbero una cosa simile? Attraverso un esodo uguale a quello con cui Mosè portò via gli ebrei dall’Egitto e attraversò il Mar Rosso? Sono troppi, ormai. Calcolando solo quelli che stanno nell’Unione Europea, sostengono i dati più recenti, circa venticinque milioni. Calcolando anche quelli che stanno nei Paesi fuori dell’Unione Europea e nell’ex Unione Sovietica, circa sessanta milioni.

Questa è la loro Terra Promessa, mi spiego? Rispetto, tolleranza. Assistenza pubblica, libertà a iosa. Sindacati, prosciutto, il deprecato prosciutto, vino e birra, il deprecato vino e la deprecata birra. Blue jeans, licenza di esercitare in ogni senso prepotenze che qui non vengono né punite né rintuzzate né rimproverate. (Inclusa la licenza di buttare i crocifissi dalle finestre). Protettori cioè collaborazionisti sempre pronti a difenderli sui giornali e a impedirne l’espulsione nei tribunali. Caro padre Andrzej, è troppo tardi ormai per chiedergli di tornare a casa loro. Avremmo dovuto, avreste dovuto, chiederglielo venti anni fa. Cioè quando già dicevo: «Ma non lo capite che questa è un’invasione ben calcolata, che se non li fermiamo subito non ce ne libereremo mai più?». In nome della pietà e del pluriculturalismo, della civiltà e del modernismo, ma in realtà grazie ai cinici accordi euro-arabi di cui parlo nel mio libro La Forza della Ragione, invece, li abbiamo lasciati entrare. Peggio: avendo scoperto che non ci piaceva più fare i proletari, cogliere i pomodori, sgobbare nelle fabbriche, pulire le nostre case e le nostre scarpe, li abbiamo chiamati. «Venite, cari, venite, ché abbiamo tanto bisogno di voi». E loro sono venuti. A centinaia, a migliaia per volta. Uomini robusti e sbarbati, donne incinte, bambini. Sempre seguiti dai genitori, dai nonni, dai fratelli, dalle sorelle, dai cugini, dalle cognate, continuano a venire e pazienza se anziché persone ansiose di rifarsi una vita lavorando ci ritroviamo spesso vagabondi. Venditori ambulanti di inutilità, spacciatori di droga e futuri terroristi. O terroristi già addestrati e da addestrare. Pazienza se fin dal momento in cui sbarcano ci costano un mucchio di soldi. Vitto e alloggio. Scuole e ospedali. Sussidio mensile. Pazienza se ci riempiono di moschee. Pazienza se si impadroniscono di interi quartieri anzi di intere città. Pazienza se invece di mostrare un po’ di gratitudine e un po’ di lealtà pretendono addirittura il voto che in barba alla Costituzione le Giunte di Sinistra gli regalano a loro piacimento. Pazienza se, per proteggere la Libertà, a causa loro dobbiamo rinunciare ad alcune libertà. Pazienza se l’Europa diventa anzi è diventata l’Eurabia.

Vox

Caro padre Andrzej, io non so quel che accade in Polonia. Ma nel resto dell’Europa, e per incominciare nel mio Paese, non accade davvero quel che accadde a Vienna oltre tre secoli fa. Cioè quando i seicentomila ottomani di Kara Mustafa misero sotto assedio la capitale considerata l’ultimo baluardo del Cristianesimo, e insieme agli altri europei (Francia esclusa) il polacco Giovanni Sobieski li respinse al grido di «Soldati, combattete per la Vergine di Czestochowa». No, no. Qui accade quello che oltre tremila anni fa accadde a Troia, cioè quando i troiani apriron le porte della città e si portarono in casa il cavallo di Ulisse. Sicché dal ventre del cavallo Ulisse si calò con i suoi commandos e gli Achei distrussero tutto ciò che v’era da distruggere, scannarono tutti i disgraziati che c’erano da scannare, poi appiccarono il fuoco e buonanotte al secchio. Perbacco! Inascoltata e sbeffeggiata come una Cassandra, da anni ripeto fino alla noia il ritornello «Troia brucia, Troia brucia». Ed oggi ogni nostra città, ogni nostro villaggio, brucia davvero. Esiliare? Macché vuole esiliare. Oggi gli esuli siamo noi. Esuli a casa nostra.

Non è troppo tardi. E l’unica etica di cui dobbiamo sentirci responsabili, è quella verso i nostri discendenti, non verso invasori privilegiati.

Ora abbiamo chiaro quello che serve per non morire musulmani: blocco dei ricongiungimenti familiari, ritorno allo ius sanguinis. Ed espulsioni di massa.

Abbiamo chiuso i porti, e sembrava impossibile, possiamo riprenderci l’Italia.