Coronavirus, minacce del governo ai medici: “Non parlate del contagio”

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L’informazione deve essere libera. La censura è all’origine dei più grandi delitti e problemi della storia. E’ all’origine anche del nuovo Coronavirus. Questo dovrebbe insegnare a diffidare anche del nostro governo e dei media ufficiali, troppo interessati a sminuire. Più preoccupati a sminuire che a dire la verità.

Il 30 dicembre, su un gruppo wechat chiamato “University of Whuan, clinic 2004” Li Wenliang scrive: “Confermati 7 casi di Sars provenienti dal mercato di frutta e pesce”, e allega la diagnosi e le foto dei polmoni di alcuni pazienti. Altro messaggio: “I pazienti sono ora isolati nella sala di emergenza”. Poco dopo un altro avverte: “Stai attento, il nostro gruppo wechat potrebbe essere cancellato”. Ultimo messaggio di Wenliang: “Confermato che si tratta di coronavirus, ora stiamo cercando di identificarlo, fate attenzione, proteggete le vostre famiglie”.

Il 3 gennaio, la polizia va a trovare Wenliang e gli consegna una “nota di ammonizione”: “Stai diffondendo parole non veritiere in rete. Il tuo comportamento ha gravemente disturbato l’ordine sociale. Hai violato il regolamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza”. Quello che vorrebbe fare la sinistra in Italia, definendo tutti i legittimi allarmi ‘fake news’.

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Ma Li non è l’unico ad aver capito che si sta diffondendo un nuovo virus. E molto rapidamente. Per le autorità cinesi però i loro atteggiamenti sono da punire. Intanto esce uno studio su Lancet, il 24 gennaio, che riferisce che dal 1 all’11 gennaio i medici contagiati sono già 7 su 248 totali. Eppure, passeranno altri 17 giorni (è il 20 gennaio) prima che il Comitato di Salute cinese dia la conferma che il virus può diffondersi da persona a persona.

La Cina interviene tardissimo, il 22 gennaio quando il coronavirus si è già diffuso nelle principali province del Paese. Il 23 gennaio trasporti pubblici, autobus, treni, voli e servizi di traghetto vengono sospesi. Li Wenliang è attualmente ricoverato in ospedale perché infetto dal coronavirus e pure la sua famiglia.

E Alberto Forchielli, economista che a Pechino vive per lunghi periodi, ieri su Twitter annunciava la sua “fuga” attraverso Thailandia e Laos: