“Desirée era vergine quando è stata stuprata”, venduta i profughi da due africane

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«Desirée Mariottini era vergine quando è stata violentata». Lo hanno dichiarato in aula gli esperti che effettuarono l’autopsia sul corpo della 16enne. Che venne drogata, stuprata e uccisa da 4 richiedenti asilo, spacciatori nigeriani, in uno stabile abbandonato e occupato a San Lorenzo il 18 ottobre 2018.

Desirée, quindi, non si era recata dai suoi carnefici con l’intenzione di vendersi in cambio di droga, come gli attivisti della sinistra aveva sostenuto per, in qualche modo, scusare l’azione dei nigeriani. Desirée era una ragazzina sprovveduta, che si era affidata alle persone sbagliate e non aveva la minima idea dei rischi che stava correndo entrando in quel covo di spacciatori. In quel covo di sedicenti profughi arrivati coi barconi.

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Questi stanno portando i depezzatori delle vostre figlie sotto casa vostra. E voi glielo lasciate fare. Questo governo non possiamo aspettare che cada da solo, va rimosso. Con le buone, se possibile.

«A cercare la verità, ho svolto mie personali indagini. E scoperto che Desirée era stata tradita, “venduta” da due amiche, due ragazze di colore. Mia figlia le aveva cercate perché una di loro si era presa il suo tablet».

Mai fidarsi di ‘loro’.

Ugo di Tondo, docente di Anatomia patologica e Dino Tancredi, medico legale, hanno dichiarato davanti alla Corte d’Assise che la giovane subì in quelle circostanze un «rapporto sessuale violento» e «lesioni all’imene» tali da indicare che la Desirée avesse perso la verginità contro la sua volontà, mentre giaceva stordita dalle droghe su di un materasso lercio posto sul pavimento dello stabile in cui aveva incontrato i suoi aguzzini. Sicuramente la giovane ha lottato:«Quando è stata trovata era morta da quattro, cinque ore, aveva escoriazioni alle braccia».

«Evitava anche di spogliarsi davanti a noi – testimonia la zia – Non era drogata, no. Io ho undici anni più di Desirée. Eravamo come sorelle. Da piccole ci scambiavamo i giocattoli, da grandi i vestiti. La portavo a vedere le mostre di Monet. Non aveva mai avuto un fidanzato, mai intimità. Me lo avrebbe detto, mi confidava tutto. Era stata bullizzata a scuola. La prendevano in giro per il suo problema al piede, una compagna in particolare». La mamma ha invece ricordato in lacrime: «Seguivo passo passo Desirée ma a volte lei non era gestibile», spiega. «Ho presentato quattro denunce di scomparsa – ha spiegato – ogni volta che tardava avvertivo la polizia, appena tornava le ritiravo. L’ultima volta è stata via due giorni. Non l’abbiamo più riabbracciata». Ma Desirée «non era una tossicodipendente. Esageravo nei racconti perché speravo che così attivassero più ricerche e soprattutto che potesse intervenire un giudice che la costringesse ad andare in una comunità per minori problematici».




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