Case popolari: dove governa il PD l’85 per cento va agli immigrati

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Un inquilino su quattro delle case popolari umbre è straniero. E il trend è in continua crescita visto che l’85 per cento dei futuri assegnatari di alloggi Ater fa capo proprio ad immigrati che occupano saldamente le posizioni più alte delle graduatorie. E’ quanto emerge tra le pieghe del bilancio di fine mandato (in Umbria ora il PD non governa più ndr) illustrato l’altra mattina a Terni dal presidente dell’azienda territoriale per l’edilizia residenziale, Alessandro Almadori.

L’Ater Umbria, nata nel 2011 dalla fusione delle due aziende di Perugia e Terni, ha 10 mila abitazioni di proprietà e nove su dieci sono rappresentate da alloggi a canone sociale o concordato. In totale sono 25 mila i cittadini che pagano il canone di locazione all’Ater, ma sono molti di più quelli che vorrebbero farlo al più presto. Il conto è presto fatto se si considera che ci sono 1.400 domande in graduatoria e, nei posti più alti, ci sono proprio le famiglie straniere che vantano requisiti migliori rispetto agli altri. Per l’esattezza in provincia di Terni le richieste in lista d’attesa sono 550 contro le 850 di quella di Perugia.

Numeri simili in tutte le regioni finora governate dal PD.

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Ma è idiozia pensare che sia un fatto immutabile: tutt’altro. Basta fare come i sindaci leghisti e istituire la clausola sui beni all’estero e, come accaduto a Cascina, Sesto San Giovanni e sempre più città italiane, le graduatorie vengono purgate da ‘loro’.

Perché non è normale che le case popolari vadano nell’85% dei casi a stranieri. Anzi, non sarebbe normale che nemmeno una lo fosse, per motivi evidente: ci viene deve essere una risorsa, non un peso. Il welfare serve ai nostri poveri, anziani e alle nuove famiglie.

E allora: siamo certi che la nuova giunta leghista, al di là di alcuni estemporanei personaggi, persegua la stessa strada.