Altro che “Bibbiano non esiste”: avete distrutto la vita di intere famiglie. Ed è solo la punta dell’iceberg.
I carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato a 26 persone l’avviso di fine indagine dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’ sui bambini ‘rubati’ nella Val d’Enza.
I capi di imputazione contestati dalla Procura reggiana nell’atto che di solito prelude a una richiesta di rinvio a giudizio sono 108.
Tra gli indagati è rimasto anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti. Nonostante il Pd finga di no: sono stati annullati solo agli arresti e il divieto di dimora: perché non poteva reiterare il reato in attesa di processo.
Il capo delle #sardine, #MattiaSartori: “Io ritengo assurdo che si continui a parlare di #Bibbiano”.
108 capi di imputazione contro 26 indagati, tra questi anche il sindaco #Pd, Andrea Carletti. #ParlateciDiBibbiano pic.twitter.com/87vSSvQf8V— Francesca Totolo (@francescatotolo) January 14, 2020
I reati contestati sono, a vario titolo, peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Ora gli indagati hanno 20 giorni di tempo per essere interrogati o produrre memorie e poi la Procura deciderà se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.
Mentre Bonaccini scappa dai genitori, io vi do appuntamento a #Bibbiano con mamme e papà, nonne, nonni e bambini, per giovedì 23 gennaio alle 18.
Giustizia e verità, non taceremo!— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 14, 2020
A sei mesi dallo scoppio dello scandalo oggi la procura conferma tutti i capi di imputazione, altri sono stati aggiunti grazie alle ricerche dettagliate degli ultimi mesi. Quattro capi d’imputazione sono stati stralciati. Si tratta del direttore dell’Ausl reggiana, Fausto Nicolini, l’addetta stampa dell’azienda sanitaria locale Federica Gazzotti, l’ex sindaco di Cavriago nonché già presidente dell’Unione Val d’Enza Paolo Burani e l’avvocato Marco Scarpati. Per uno tra gli indagati le indagini del nucleo investigativo coordinate dal pm Valentina Salvi e dal procuratore Marco Mescolini hanno portato alla consenso alla richiesta di patteggiamento. É stata fissata l’udienza per il 27 gennaio di fronte al giudice per le indagini preliminari.
Al via i 20 giorni di tempo per gli interrogatori a cui saranno sottoposti gli indagati, poi la Procura sarà chiamata a decidere se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.
GLI INDAGATI AL CENTRO DELL’INCHIESTA
Tre i capi d’imputazione nei confronti del guru della “Hansel e Gretel”. Concorso in abuso d’ufficio l’accusa nei confronti di Claudio Foti alla quale si sono aggiunte, sulla base delle registrazioni delle sedute da lui sostenute con alcuni minori presentate dal legale dello psicologo in sede di tribunale, frode processuale e lesioni personali gravissime.
Tra i destinatari dell’avviso di chiusura delle indagini anche Andrea Carletti. Il sindaco di Bibbiano e delegato dell’Unione Comuni Val d’Enza alla specifica materia delle politiche sociali, che si conferma indagato per abuso di ufficio e falsità ideologica. Secondo quanto redatto dai pm l’ex sindaco dem avrebbe lavorato assieme a Foti alla creazione di un progetto volto a consentire, allo psicologo, la prosecuzione illecita del servizio di psicoterapia. Una comunità per minori che, sotto proposta proprio del sindaco dem, sarebbe nata nel paesino dove operava il primo cittadino. A Bibbiano. Un’idea già andata in porto e prota a prendere forma e la cui gestione degli spazi, in assenza di qualsivoglia procedura ad evidenza pubblica, era già stata interamente affidata al centro studi Hansel e Gretel.
Tra i principali indagati rimane anche Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza. Secondo quanto contestato dalla procura nel provvedimento, la capa degli affidi, avrebbe, minacciato i genitori di uno dei bambini, intimidando che gli avrebbe permesso di vedere i figli “a condizione che rilasciasse ai Servizi Sociali il suo consenso a che il figlio minore fosse sottoposto ad un percorso di psicoterapia specialistica con Foti”. Per i pm, Anghinolfi avrebbe compiuto “atti idonei diretti in modo inequivoco a costringerlo a prestare il predetto consenso”. Tutto, al fine di procurare a Foti Claudio, profitti in denaro, “pari al corrispettivo richiesto per le sedute terapeutiche di euro 135 ogni ora”.
Un atteggiamento intimidatorio che si sarebbe materializzato in una mail recapitata al genitore da parte di un’assistente sociale dietro ordine della dirigente Anghinolfi. “Rispetto alla richiesta del suo assistito di vedere i figli, dopo essermi confrontata in équipe, le comunico che il Servizio non è d’accordo a svolgere tale incontro. Lo stato di malessere per quanto successo è ancora molto presente e disturbante per la vita dei minori. Poiché si rende necessaria una psicoterapia specialistica, chiedo che il suo assistito possa trasmettere, tramite il suo aiuto, un’autorizzazione al servizio scrivente ai percorsi terapeutici necessari, forse una volta avviato il percorso e ristrutturato il trauma subito ci potranno essere maggiori spazi”.
Io li condannerei tempo zero, impiegherei tanto solo a stilare la lista delle torture fisiche e psicologiche da fargli scontare!