Migranti, ecco i dati veri: boom sbarchi con Lamorgese e ne ricollocava di più Salvini

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A questi sbarchi vanno aggiunti i 32 clandestini nordafricani che si sono spacciati per ‘libici’ (non è mai arrivato un vero libico in Italia nemmeno durante la vera guerra del 2011).

L’obiettivo era dimostrare che nel 2019 gli sbarchi sono stati pressoché dimezzati passando dai 23.210 immigrati clandestini arrivati nel 2018 ai 11.439 del 2019. Un’opera di bieca propaganda che tace la realtà più allarmante. E cioè che sì, nel suo complesso, gli arrivi sono diminuiti ma che da quando non c’è più Matteo Salvini al Viminale hanno ripreso di gran carriera. Tanto che sugli 11.439 disperati, che hanno raggiunto le coste italiane quest’anno, 6.304 sono stati accolti soltanto nei quattro mesi di governo giallorosso.

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I numeri del grafico sono aggiornati alle 8 del 27 dicembre, ma rendono già l’idea: in blu sono segnati gli arrivi nel 2017, in rosso quelli nel 2018 e in verde quelli nel 2019. Sugli 11.439 arrivi complessivi, come dicevamo poco fa, 6.304 sono appunto avvenuti con la Lamorgese al Viminale. Altro che sbarchi dimezzati, insomma. Tutte balle. Il vero dimezzamento si è, infatti, tenuto quest’estate. Come già spiegavano nei giorni scorsi, prima cioè che al Viminale si appropriassero di meriti non loro, da giugno ad agosto, cioè nei mesi considerati più caldi sul fronte migratorio per via delle condizioni meteo più favorevoli, sono stati registrati 3.574 arrivi a fronte dei 6.647 approdati nello stesso periodo del 2018. Qui sì è stata registrata diminuzione che, su base annuale, equivale a un vero e proprio dimezzamento.

Sbarchi dimezzati fino a settembre, poi raddoppiati con Lamorgese

Intanto: non è facile invertire un trend in pochi giorni, il governo Conte bis c’è riuscito, distruggendo il lavoro di Salvini. Come? Essenzialmente riaprendo i porti alle Ong che prima erano costrette a rimanere in mare per settimane. In questo modo, anche quando interveniva l’amichetto Patronaggio, erano costrette ridurre la frequenza di viaggi da 10 a 1.

Analizziamo i dati e chiediamoci quanti clandestini sarebbero sbarcati se Lamorgese fosse stata ministro tutto l’anno.

Sono sbarcati in tutto l’anno 11.439 clandestini. Di questi, 5.854 sono arrivati nei soli tre mesi con il Pd al governo. Il doppio di quanti furono gli sbarchi nello stesso periodo dello scorso anno con Salvini da pochi mesi al Viminale.

Detto che probabilmente se fosse stata ministro dall’inizio non sarebbero mai diminuiti nemmeno rispetto al record del 2017, quando il Pd ne traghetto ben 118.914, anche solo basandoci su questi dati, traslando il dato degli ultimi quattro mesi a tutto il 2019, possiamo dire che con Lamorgese in tutto l’anno sarebbero sbarcati, minimo, 46.420 clandestini: il doppio dello scorso anno.

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Ma sarebbero stati sicuramente di più, tenendo conto che il suo trend è in crescendo.

Ma non solo. Anche sui ‘ricollocamenti’, ieri millantati come un successo da Giuseppi durante la logorroica conferenza stampa di fine anno, faceva, e di molto, meglio Salvini.

Detto che molti dei ricollocati di Lamorgese sono quelli dovuti a trattative di Salvini durante i casi delle ong tenute a largo e interventi di Patronaggio, anche contandoli come “di Lamorgese”, Salvini ha ricollocato molti più immigrati. E senza che nemmeno mettessero piede in Italia.

I ricollocamenti in tutto il 2019 sono stati 262. Di questi, 172 sono stati eseguiti tra settembre, ottobre e novembre. Ma ai numeri di Salvini vanno aggiunti quelli riccolocati ‘a forza’ con le Ong respinte direttamente in altri Paesi:

Nel 2019 parliamo di 560 immigrati ricollocati in modo forzato in altri Paesi Ue grazie alla chiusura dei porti. Sarebbero stati quasi il doppio se Patronaggio avesse collaborato. Invece di collaborare con gli scafisti umanitari.

Quindi Salvini ha ricollocato, senza collaborazione Ue, 650 clandestini su 5.000 sbarcati. Mentre il governo attuale ne ha ricollocati (per ora a parole) 172 su oltre 6mila sbarcati.

Come si vede, la chiusura dei porti alle Ong, nonostante Patronaggio, funziona meglio del collaborazionismo con la Ue.