Condannato a 16 anni per avere bruciato bandiera gay

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Un uomo dello Iowa che ha bruciato la bandiera LGBTQ che sventolava su una locale chiesa ‘gay’ nel giugno scorso è stato condannato a 16 anni di prigione.

Adolfo Martinez, 30 anni, è stato condannato per cosiddetto “crimine d’odio, molestie di terzo grado e uso sconsiderato del fuoco”, riferisce il Des Moines Register. Questa è ‘sharia arcobaleno’.

A giugno Martinez aveva rubato una “bandiera dell’orgoglio gay” che sventolava fuori dalla Chiesa Unita di Cristo ad Ames e l’aveva bruciata.

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L’uomo, dalla prigione, ha dichiarato alla stampa di assumersi interamente la paternità del gesto. “È stato un onore farlo. È una benedizione del Signore”, aveva detto, dichiarando la sua avversione “all’omosessualità”. “Ho bruciato il loro orgoglio, chiaro e semplice“, aveva spiegato a KCCI-TV, fornendo ai suoi accusatori un’ulteriore prova per inchiodarlo. Come se il rogo di una bandiera, qualunque, potesse essere punito. Questo, in un Paese, gli Usa, dove la libertà di espressione è garantita dal Primo Emendamento che comprende anche il rogo della bandiera nazionale.

Martinez è stato il primo ad essere condannato per un crimine d’odio nella sua contea. “La dura realtà è che ci sono persone che prendono di mira altre persone e commettono crimini contro di loro per motivi di razza, genere, orientamento sessuale”, ha spiegato alla stampa il procuratore Jessica Reynolds. “E quando ciò accade è importante che come società ci alziamo in piedi e che i colpevoli subiscano gravi conseguenze per le azioni che hanno commesso”.

Parola che dovrebbero far gelare il sangue a chiunque. Sia chiaro, alla fine verrà assolto da un tribunale superiore, ma intanto…




5 pensieri su “Condannato a 16 anni per avere bruciato bandiera gay”

  1. Sono x la crociata ma questa volta dev’essere definitiva, a seguire si regolano i conti pure con tutti gli altri ed il conto é salatissimo!
    Dovrà esserci un’altra parola, sola e categorica…VENDETTA.

    1. Abbiamo una “finestra” di circa dieci anni a partire da ora.

      L’importante è che, visto che tutti dobbiamo morire, si muoia “bene”.

      Sto educando la mia prole in modo che ne esca, come minimo, Giovanna d’Arco – visto che maschi non ne arrivano.

      L’ultima è promettente, parla di “giustizia, quella di Kenshiro” oppure di “quello che ci aspetta oltre il mare, il Nemico”.
      Farne tanti (almeno tre) ed educarli è quello che posso fare. La mia “finestra fisica” è più breve di quello che è la nostra “finestra di civiltà”. Comunque, se mi mettete all’ala destra oppure come cecchino posso fare ancora il mio. E se per caso il terzino sinistro degli altri avesse una tibia spezzata, beh, non sono stato io.

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