Il candidato di Bonaccini spremeva i lavoratori: licenziati via sms, paghe da fame

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“Sig Fagioli, da alcuni giorni compaiono articoli che si rifanno ad una disavventura di una cooperativa di alcuni anni fa. Potrebbe dirmi il suo punto di vista?”, chiede Roberto B. sulla pagina Facebook di Carlo Fagioli, neo candidato con la lista “Bonaccini presidente” alle prossime regionali:

Carlo Fagioli è contestato anche dall’ex segretario della Fiom Cgil Reggio Emilia Sergio Guaitolini della lista di sinistra “Emilia-Romagna Coraggiosa” che sostiene Bonaccini: “E’ una candidatura inopportuna”, spiega Guaitolini ad Affaritaliani, “come Emilia-Romagna Coraggiosa abbiamo un’altra idea del lavoro”.

La vicenda, che prende le mosse tra il 2010 e il 2011 a Reggio Emilia, viene ricostruita dal cronista Giovanni Stinco sul sito dell’emittente bolognese Radio Città del capo e in parte sul quotidiano Il Manifesto. Non certo un giornale salviniano.

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“L’azienda della famiglia Fagioli tolse l’appalto ad una cooperativa impiegata nei magazzini perché quest’ultima aveva deciso, a maggioranza, di applicare il contratto nazionale di lavoro ai propri soci. Una decisione non gradita all’impresa che non voleva sobbarcarsene i costi. I 516 lavoratori della coop furono licenziati con un sms. Alla fine nacquero due nuove cooperative in cui confluirono i lavoratori della Gfe che accettarono di lavorare a paghe ribassate rispetto a quando preteso e previsto dal contratto di riferimento”.

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“Ci fu una dura battaglia anche con scioperi della fame e della sete e che coinvolsero l’azienda nella quale Carlo Fagioli era dirigente (sembra nel consiglio di vigilanza, ndr), la Snatt, e la cooperativa di facchinaggio Gfe di cui Snatt era committente. La coop lavorava quasi in esclusiva con Snatt. I lavoratori avevano condizioni di lavoro non accettabili, lavoravano a 5 euro l’ora, con 10 o anche 12 ore di lavoro e sabato e domeniche lavorate. Si arrivò grazie alla nostra presenza, come sindacato, alla richiesta del contratto di lavoro nazionale. A quel punto la Snatt tolse il contratto e ne licenziarono inizialmente 516 riaccettando solo chi si sottometteva alle nuove condizioni”.

Voi tutti sapete perché questo avviene: la presenza di immigrati disposti a tutto che portano verso il basso anche le condizioni di lavoro per gli italiani. Costretti poi ad accettare paghe più basse senza tutele. E’ per questo che i referenti nazionali di Bonaccini li vanno a prendere in Libia. E le coop ci guadagnano due volte: quando li ‘ospitano’ e quando li fanno lavorare.

“Fagioli dice di aver vinto tutte le cause a livello legale”, racconta Guaitolini, “ma come lista pensiamo che la concorrenza non si faccia tramite il peggioramento delle condizioni. Abbiamo un’altra idea di lavoro”.

Quella di Bonaccini e del suo padrino è diversa. E’ sempre stata diversa: