Anpi chiede scioglimento CasaPound per manifesti contro i ‘partigiani jugoslavi’

Vox
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Alcuni manifesti di CasaPound sono comparsi a Opicina, sul Carso triestino, dove devono essere commemorati 5 partigiani jugoslavi titini fucilati nel 1941 e definiti “terroristi” dal partito.

L’Anpi lo ha marchiato come “un atto gravissimo che riteniamo possa configurarsi come apologia del fascismo”. Per questo, in una nota, l’Associazione dei nipoti dei nipoti dei partigiani rossi ha chiesto lo scioglimento di CasaPound.

Addirittura. Ora dissentire sulla lettura della storia è ‘apologia di fascismo’.

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“Terroristi: Né vittime né martiri”. Questo il contenuto dei manifesti affissi da CasaPound Italia a Trieste. Il messaggio si riferisce a 5 jugoslavi che il Tribunale Speciale nel 1941 decise di condannare a morte. Si tratta di: Pinko Tomazic, Viktor Bobek, Ivan Ivancic, Simon Kos e Ivan Vidanl. Motivo? “Collaboravano, o facevano parte, con organizzazioni terroristiche come il Tigr le cui insegne ogni anno fanno la loro bella comparsa a Opicina”, spiega Francesco Clun, responsabile provinciale del movimento della tartaruga frecciata che precisa “erano individui che mettevano bombe in scuole ed asili, gente che non ha mai nascosto i propri piani di annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, gente che ha più volte fatto attentati stragisti, gente che si è macchiata, con responsabilità più o meno dirette, della tragedia delle Foibe”.

L’antefatto
Il 26 novembre scorso nel Salotto Azzurro del Municipio è stato firmata la “Concessione a titolo gratuito all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – Comitato Provinciale di Trieste/Vsedržavno Združenje Partizanov Italije – Tržaški pokrajinski odbor, (Anpi – Vzpi) dell’area commemorativa sita all’interno del Poligono di Tiro luogo dove i 5 esponenti jugoslavi sono stati fucilati. Un chiaro segno di protesta, quindi, verso una scelta operata dal Comune di Trieste che la sezione locale di Cpi definisce come una scelta che “divide ulteriormente la città” e che reputa intollerabile perché “si continui a ricordare come un martire della libertà o un eroe d’altri tempi chi, in realtà, collaborava, o faceva parte, con organizzazioni terroristiche come il Tirg le cui insegne ogni anno fanno la loro bella comparsa a Opicina”.

La prima reazione è stata quella della senatrice dem Tatjana Rojc secondo la quale “c’è parecchia amarezza verso quello che sta succedendo perché si è fatto tanto per la pacificazione del confine orientale, in ragione di una convivenza e per riparare le ferite che la Storia ha provocato da una e dall’altra parte. Aprire queste ferite in maniera così inutile, mi sembra che porti alla volontà di qualcuno di farci fare dei passi indietro”. In merito alla decisione del Tribunale Speciale, la senatrice ha voluto puntualizzare come “quel tribunale era fascista, non c’erano dei giudici ma dei fascisti in camicia nera e le condanne sono state sempre sommarie”. Non manca poi la risposta scomposta dell’Anpi stessa che, come un disco rotto torna a chiedere “assieme all’Anpi nazionale lo scioglimento di CasaPound Italia in quanto organizzazione fascista e la contestuale ed immediata rimozione degli oltraggiosi manifesti”. Nulla di nuovo sotto il sole. L’accusa, questa volta, si fonda sui “capi d’accusa specifici del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato”.

Ed è proprio su quest’ultimo punto che risponde la sezione locale di CasaPound Italia: “Qui non si discute sull’appartenenza ideologica dei 5 fucilati al poligono di tiro di Opicina, quanto dei crimini di cui si sono macchiati. È evidente che chi persegue attività di terrorismo, spionaggio e, con azioni criminali, mira all’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, è da considerare, in qualsiasi tempo, un terrorista. Che poi la sentenza sia figlia del suo tempo, è chiaro a tutti ma, come detto in precedenza, qua non si vuole entrare nel merito di questioni storiche che nulla hanno a che vedere col riconoscimento del fatto che non si tratta di martiri, vittime o eroi, ma di criminali”.




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