Sinistra contro Presepe: “E’ violenza verso immigrati”

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Il PD si è opposto alla richiesta alle scuole da parte della Regione Piemonte di fare il presepe:

Piemonte, la sinistra non vuole il presepe a scuola: “Ostile verso altre religioni”

Ora anche la sinistra ‘colta’ si schiera contro il presepe:

Il presepe associato a una “inaudita violenza” e diventato il simbolo della “banalità del razzismo”.

A sostenerlo è lo storico d’arte Tomaso Montanari, che sul Fatto Quotidiano si scaglia contro l’assessore all’Istruzione del Piemonte, Elena Chiorino, di Fratelli d’Italia.

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A scatenare la polemica è una lettera, scritta dalla Chiorino alle scuole della Regione, per chiedere di “valorizzare presepi e recite di Natale” e “tutelare e mantenere vive l’identità culturale e le tradizioni”. L’assessore aveva spiegato che “la ricorrenza natalizia e le conseguenti tradizioni come il presepe, l’albero di Natale e le recite scolastiche ispirate al tema della Natività sono parte fondante della nostra identità culturale e delle nostre tradizioni”. E Montanari dietro quelle parole ci vedrebbe “una violenza inaudita”, nei confronti delle scuole, della Costituzione, dei cattolici “che credono davvero” e nei confronti dei migranti.

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Ma a prendere le difese della Chiorino è arrivato Mario Giordano, che sulla Verità difende l’idea dell’assessore e critica il testo di Montanari: “L’accostamento piuttosto ardito tra il presepe, il cotechino (con o senza lenticchie) e il razzismo si fonda sull’assunto che rivendicare la propria identità significa commettere un’inaudita violenza’”. Poi ironizza: “È noto che invitare (si badi bene: invitare) una scuola a fare il presepe è un atto di prevaricazione inaccettabile”, così come è noto che la Costituzione “dice che l’ Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sulla negazione del presepe”.

Infine, Giordano critica Montanari, che vedeva nell’invito a valorizzare il presepe un’offesa nei confronti dei migranti. E a finire nel mirino del critico d’arte sono le parole “chi proviene da altre realtà” (contenute nella lettera dell’assessore alle scuole), che sarebbero sinonimo di “migranti, islamici, ne(g)ri e pure gli ebrei”. Ma Giordano fa notare che nella proposta dell’assessore non c’è nessuna violenza contro i migranti, perché “un conto è obbligare uno straniero a fare il presepe per integrarsi, cosa che non sta nella testa di nessuno e un conto è chiedere alle scuole di difendere le proprie tradizioni perché da qui (e solo da qui) può partire una vera integrazione”.

La differenza sembrerebbe ben chiara, a detta di Giordano: “Se io vado in un Paese che non è il mio e voglio integrarmi, la prima cosa che faccio è cercare di conoscere le tradizioni locali, la fede, la storia, la cucina. Ma se quel Paese non mi fa conoscere nulla di tutto questo, perché se ne vergogna, perché lo considera ‘inaudita violenza’, come faccio a integrarmi? Con che cosa mi integro? Con il nulla”.

Ma qui il problema è un altro: l’integrazione non esiste. E’ demografia: in Italia ci sono troppi musulmani. Se non abroghiamo i ricongiungimenti familiari non esisterà più il problema di “non fare il presepe per non turbare i non italiani”, per il semplice motivo che saranno più di noi.

Già oggi quasi la metà delle scuole italiane non fa il presepe per la presenza di studenti musulmani:

Natale vietato in metà scuole italiane: niente Presepe per non turbare alunni musulmani