Mes, Conte svende l’Italia: “lei è un traditore signor presidente” – VIDEO

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A Montecitorio, un’aula sorda e grigia vota la risoluzione sul MES con 291 sì e 222 no. Visti i numeri non un buon viatico per il Senato.

Prima, le parole pronunciate da Conte in parlamento sono state deliranti. Patetiche: “L’Italia non ha nulla da temere”, assicura. “Il debito – continua – è pienamente sostenibile”. E garantisce: “Lo dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali, inclusa la Commissione europea e i mercati”. Peccato che già in molti, a partire dall’Abi, hanno espresso le proprie preoccupazioni per un meccanismo che ci impone di sborsare, attraverso emissioni speciali di titoli di Stato, altri 125 miliardi e 395 milioni di euro nel caso in cui sull’Unione europea si abbatta una nuova crisi economica. Per far digerire questa mazzata Conte si aggrappa alla logica di pacchetto assicurando “l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’Unione economica e monetaria e valutando con la massima attenzione i punti critici”. In realtà, come fa notare anche la Meloni, questa strategia rischia di rivelarsi persino più rischiosa. Perché per quanto la vigilanza unica e la garanzia comune sui depositi, che costuiscono l’unione bancaria, possano anche essere convenienti, ad oggi è stata resa pubblica solo la riforma del testo del Fondo salva-Stati. “Non sappiamo ancora cosa c’è dentro al testo sulla garanzia dei depositi”, avverte la leader di Fratelli d’Italia.

I deputati sovranisti non l’hanno presa bene:

Il primo grillino a schierarsi contro é Paragone: “Ci vogliono convincere che alla fine ne approveremo solo un po’ – scrive su Facebook il senatore grillino – sono ridicoli”.

L’intervento di Conte si è presto trasformato in una invettiva contro il centrodestra contrario all’accordo. “Chi vuole uscire dall’euro lo dica chiaramente”, accusa buttando lo scontro su un altro piano. “Proteggersi non significa rinchiudersi in quanto, su scala globale, il multilateralismo è lo strumento migliore per tutelare gli interessi degli Stati membri, a partire dal nostro”, continua promettendo strenua opposizione a “tagli spropositati che colpiscano i settori strategici” del Paese. Una rassicurazione che non convince né i parlamentari della Lega né quelli di Fratelli d’Italia. Dai banchi di Montecitorio volano accuse pensantissime all’indirizzo del premier e del governo giallorosso. C’è chi urla “venduti” e chi “traditori”. Le clausole che Conte sottoscriverà a Bruxelles non potranno, infatti, più essere emendate. “Il trattato è per sempre”, avverte Claudio Borghi invitando gli altri deputati a non sottoscrivere l’evoluzione del Mes decisa dall’avvocato del popolo con Angela Merkel e Emmanul Macron “davanti a un bel giro di birre”.

Tra i più accaniti avversari in Parlamento del premier ci sono i parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia. E così nella bagarre che si è consumata in Aula, un intervento su tutti ha capitalizzato l’attenzione per la durezza dei toni, quello del leghista Borghi. L’esponente del Carroccio ha messo nel mirino il premier e non ha usato giri di parole per sottolineare le sue responsabilità e le “bugie” raccontate agli italiani in questi giorni sul Mes: “Dicendo di averci informato, lei ha umiliato e offeso anche Di Maio, che le sedeva accanto imbarazzato”.

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E ancora: “Ma chi credeva di prendere in giro? Noi abbiamo seguito la trattativa e il mandato che ebbe era uno: l’italia non avrebbe mai firmato quel Trattato. Glielo dissero Salvini e Di Maio”. Il tono diventa sempre più duro e Borghi rincara la dose: “Cosa non capiva? Ma che bello sarebbe stato se Di Maio si fosse alzato e le avesse detto ‘piantala, bugiardo’. Infatti oggi non c’è in aula”. Infine l’affondo, quello più pesante: “Cosa posso pensare se sento che il trattato è chiuso? Che lei è un traditore signor presidente, un traditore. Quando l’abbiamo vista raggiante sui divanetti, con Merkel, Macron e Rocco Casalino se li ricordava gli impegni che aveva preso?”, chiede Borghi rivolto al premier, per poi concludere, tra gli applausi dei leghisti: “Da Cavour e De Gasperi, ora mandiamo in Europa Conte e Rocco Casalino”.

Poi è stata la volta di Meloni:

“Non ha senso spendere i soldi degli italiani per salvare le banche tedesche. Mi rispondete perché farlo? Trattare in termini di pacchetto, Presidente Conte, chi glielo ha consigliato? Tafazzi? Prima dovevate portare a casa riforme non solo semplici assicurazioni. Qui non siamo cretini”, ha premesso suonando subito la carica.

E ancora, contro il governo: “Le vostre rassicurazioni non ci bastano. Non stiamo sereni, meno di Enrico Letta”, chiosa la Meloni con evidente riferimento all'”Enrico stai sereno” di renziana memoria. Infine, una bordata anche contro i grillini, spaccati sul Mes ma alla fine costretti a ingoiare il rospo salva-Stati nel nome della poltrona: “Spero che qualcuno in M5s alzi la testa. Noi siamo quello che voi sognavate di essere e non siete stati in grado di essere, ecco il perchè di tanta cattiveria e invidia contro di noi”, ha concluso Giorgia Meloni.

MATTEO SALVINI A CARTA BIANCA (RAI 3, 10.12.2019)

Ma perché dovremmo approvare un trattato, il MES, che mette in pericolo i risparmi degli italiani? Non si capisce perché gli italiani, con tutte le difficoltà che hanno, rischino di dover pagare per mettere in salvo le banche tedesche! #StopMesEcco la mia intervista di ieri sera dalla Berlinguer.

Posted by Matteo Salvini on Wednesday, December 11, 2019