In Tribunale prima gli immigrati: italiani rinviati al 2022

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Il documento della corte di Appello di Bologna: rinviate decine di udienze. La legge prevede la “trattazione prioritaria” delle cause di protezione internazionale dei migranti

Stanno ingolfando tutto. Si prendono le case popolari, i posti negli asili pubblici, le scuole. Cosa ci fanno in Italia?

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E’ ridicolo che un nigeriano, senegalese, pakistano, bengalese e tunisino possa anche solo chiederlo l’asilo, figuriamoci che possa fare appello alle toghe rosse una volta bocciato.

Il problema non è solo in secondo grado. A gennaio il presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, aveva lanciato l’allarme: un aumento “inatteso” nel 2018 dei ricorsi civili in terzo grado in materia di protezione internazionale (+512,4%). David Ermini, vicepresidente del Csm, parò addirittura di “emergenza”. In fondo il sistema è ormai acclarato: l’immigrato sbarca, presenta una domanda di asilo e poi attende di essere convocato dalla Commissione territoriale. Questa lo ascolta, valuta la sua istanza e poi decide: status di rifugiato, protezione sussidiaria o diniego. In caso di bollino rosso, però, lo straniero ha tempo per presentare un ricorso in primo grado. Fino alla riforma del 2017 era possibile presentare ricorso in Appello in caso di sentenza negativa, ora solo in Cassazione. Ma nei Tribunali le istanze dei richiedenti asilo da giudicare sono ancora molte. E così non resta che rinviare al 2022 i cittadini che attendono giustizia.

La gestione dell’immigrazione va militarizzata e sottratta alla giurisdizione della magistratura ‘civile’.