La Procura ha aperto una inchiesta dopo aver ricevuto documentazione dalla Digos su una manifestazione del 16 novembre nei pressi del carcere nel corso della quale è stato letto un documento anarco-insurrezionalista che offendeva indirettamente la memoria dei due poliziotti uccisi in Questura il 4 ottobre scorso. Il documento sosteneva che il duplice omicidio aveva spinto persone a “brindare alla loro morte nei bar” e che “i due caduti hanno scelto di impugnare le armi servendo lo Stato; la loro era una scelta consapevole…sono caduti facendo quello che facevano, cioè un servizio che danneggia la libertà…il loro è un lavoro da mercenari”.
La manifestazione del pomeriggio di sabato 16 Novembre, è stata organizzata dalla “Assemblea contro il carcere e la repressione” e i partecipanti sono stati identificati dal personale di Polizia, come riporta una nota della Questura. Sono stati inoltre scanditi slogan del tenore “morti in galera non ne vogliamo più, sbirri e giudici a testa in giù“:
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“Siamo sbigottiti e increduli – dice Andrea Cecchini, sindacalista di Italia Celere – ma siamo abituati a queste ‘opinioni’. Pensare che il nostro servizio danneggi la libertà è ridicolo”. Per Edoardo Alessio, segretario provinciale FSP di Trieste, quelle della leader ribelle sono parole “farneticanti” che per fortuna “sono frutto di uno sparuto e insignificante numero di ragazzetti privi di coscienza”. Il ricordo di Rotta e Demenego, però, “non sarà oscurato” perché “i due eroi caduti nell’adempimento del dovere saranno sempre nei cuori nostri e dei colleghi di ogni arma e corpo di Polizia cittadino”.
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