La rom deve scontare 25 anni, ma è sempre incinta

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Ana Zahirovic, rom di cittadinanza croata, è stata arrestata l’altro giorno a Milano. Ha 26 anni e ha accumulato condanne pari a 24 anni, 9 mesi e 17 giorni di reclusione. Che non ha mai scontato, perché sempre incinta.

Due mattine fa gli agenti della Polfer l’hanno fermata mentre tra i binari della Stazione Centrale di Milano era alla ricerca di nuove vittime.

Come due mesi fa, quando era stata arrestata e subito scarcerata perché incinta. E qui ci si imbatte in un altro fattore peculiare della piaga delle borseggiatrici rom, quello delle gravidanze seriali prodotte ad hoc per evitare di finire in gabbia a causa delle proprie malefatte. Una scientifica prassi legata alla “professione” di tali irriducibili predatrici.

La “carriera” di Ana Zahirovic, appartenente a una delle famiglie più note della criminalità rom, è impressionante. Difficile ricostruire con precisione la serie interminabile di furti, borseggi, rapine variamente eseguite, di cui si è resa protagonista negli anni. Quello che emerge è il tira e molla con la giustizia italiana: un susseguirsi di denunce, arresti, brevi periodi di detenzione, scarcerazioni, condanne su condanne. Il carcere evitato grazie all’odiosa e inumana pratica delle gravidanze a scopo di impunità. Ora, beccata in una pausa tra una gravidanza e l’altra è a San Vittore, ma per quanto?

Perché attenzione, non è un caso che scelgano Milano. Arrivano da tutta Italia. Le rom incinte o con figli piccoli scelgono il capoluogo lombardo perché lì è più facile evitare l’arresto: è un fenomeno, riferiscono ambienti della Polizia Ferroviaria, che viene monitorato con attenzione perché comincia a ripetersi con una certa frequenza.

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Le migrazioni da Roma si verificano a gruppi di 10-15 donne: il capoluogo lombardo sarebbe stato eletto a destinazione privilegiata perché a Milano è stata emanata una circolare della Procura che stabilisce di non procedere alla formalizzazione dell’arresto se le persone fermate sono incinte o hanno figli in piccoli.

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Si verifica quindi il caso di donne, con a carico cumuli di pena anche di 8 o 10 anni di reclusione per diversi reati, che vengono rilasciate dopo il fermo sulla base di questo provvedimento ispirato alla tutela prevalente dei figli minori. Logico quindi, ragionano fonti inquirenti, che la città sia considerata una meta preferibile ad altre per tentare di compiere furti e altri reati di microcriminalità.