Poliziotti pestati contro toghe rosse: “Per loro è lecito ammazzarci”

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La Cassazione: “No Tav violenti? Suggestionati dalla folla in tumulto”

Alcuni dei No Tav che il 3 luglio 2011 parteciparono in Valle di Susa alla prima grande manifestazione contro il cantiere di Chiomonte, con una guerriglia che costò duecento feriti tra le forze dell’ordine, potrebbero avere commesso reati perché «suggestionati dalla folla in tumulto» o perché arrabbiati a causa dell’atteggiamento della polizia. Così la Cassazione ha deciso di inviare di nuovo alla Corte di Appello di Torino la sentenza per quattro dei ‘manifestanti’.

Secondo la Cassazione, alcuni dei teppisti rossi della grande manifestazione anti Tav – andati lì per commettere violenze e non per protestare legittimamente contro un’opera inutile – potrebbero aver commesso qualche reato perché “suggestionati dalla folla in tumulto” o perché “in stato d’ira determinata da un fatto ingiusto”, come l’atteggiamento della polizia. Dunque la corte di Appello di Torino dovrà valutare le attenuanti. E quindi uno sconto di pena.

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Roba da matti.

Andrea Cecchini, oggi sindacalista di Italia Celere, all’epoca era a Chiomonte con altri 200 agenti che riportarono ferite di varia entità. A lui toccarono circa 20 giorni di prognosi, 3 mesi di assenza dal servizio, un timpano lesionato, la sublussazione della spalla e difficoltà respiratorie varie. “Un collega aveva la mano rotta – ricorda – a un altro è esploso un timpano”.

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“Ho rischiato la vita, ho visto la morte in faccia e non ho avuto giustizia”. Non è tempo di mezzi termini. “Ora viviamo con una grande preoccupazione: in piazza i violenti potranno gettare molotov e pestarci, convinti che tanto verranno giustificati da ‘ira’ o ‘suggestione’ e otterranno le attenuanti”. Per Cecchini quella degli ermellini è una decisione “che lascia senza parole”. Basti pensare che “nessuno dei 200 poliziotti feriti quel giorno verrà mai ripagato per le spese mediche. I miei accertamenti successivi alla prognosi ho dovuto pagarli di tasca mia”. Come si è potuta trovare anche “una sola giustificazione per persone che cercavano di ucciderci”? “Non vorremmo che questa sentenza facesse passare il messaggio che se sei suggestionato o adirato puoi tranquillamente ammazzare un poliziotto con una molotov”.

Compagni che sbagliano. La magistratura va rivoltata come un calzino. E’ evidente che in taluni settori le toghe rosse tendono a coprire le violenze dei loro correi di ideologia.

“Non è stata una guerriglia – dice Cecchini ricordando gli scontri. – ma un inferno. Per sei ore consecutive ci hanno lanciato di tutto. Hanno iniziato con i sassi e le pietre, poi è arrivata pure una botte. Noi eravamo in basso, loro in alto”. Di bombe carta ne saranno esplose “almeno 400” ed erano pure chiodate. Poi le molotov. “Avevano una formazione militare”, giura Cecchini che quegli incappucciati li ha visti da vicino. Molto da vicino. “La mia squadra a un certo punto riesce ad aprire un varco tra i primi manifestanti e lì dietro troviamo un vero e proprio accampamento. C’erano persone con le maschere antigas che spezzavano le pietre con una mazzetta per passarle ad altri che le avrebbero lanciate contro noi agenti”. La polizia prova a rispondere con i lacrimogeni, inutilmente. Il peggio viene sfiorato quando “i No Tav sequestrano un carabiniere” e lo pestano a sangue. “L’ho incontrato in ascensore in ospedale – ricorda Cecchini – era devastato da decine di fratture”. I violenti gli avevano tolto pure la pistola di ordinanza: “Chiedevano la liberazione di un fermato in cambio della restituzione”.

Sulla Tav c’è anche l’errore della Lega che ha lasciato una lotta territoriale ai teppisti dei centri sociali. I territori vanno ascoltati sempre, sia quando non vogliono immigrati, sia quando non vogliono lo stupro del proprio paesaggio.




4 pensieri su “Poliziotti pestati contro toghe rosse: “Per loro è lecito ammazzarci””

  1. Magistratura rossa tutta in galera. Quelle usate dagli ermellini rossi sono solo scuse per salvare il didietro ai loro ‘compagni di idee’

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