Scrive l’inserto del Giornale, InsideOver:
A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, dalla fine delle ideologie e delle dittature, la Germania si guarda allo specchio e ha paura. Il Paese sta attraversando un cambiamento profondo. È come se una diga si fosse rotta. Nelle regioni dell’Est il populismo dilaga. In Land come la Turingia, il Brandeburgo e la Sassonia i partiti tradizionali sono in caduta libera. Le promesse tradite della riunificazione e lo choc sociale innescato dalla politica delle porte aperte attuata da Berlino hanno permesso ai sovranisti di Alternative für Deutschland (Afd) di conquistare la fiducia di un elettore su quattro. L’affermazione dell’ultradestra alle ultime competizioni elettorali arriva in un momento delicato per il Paese. Sullo sfondo ci sono gli allarmi lanciati dall’intelligence tedesca, che nel 2018 ha censito 24mila estremisti di destra, 100 in più rispetto all’anno precedente, e l’omicidio del prefetto di Kassel, Walter Lübcke, ad opera di un neonazista. E così c’è chi sostiene che l’estremismo di destra sia persino più pericoloso di quello di matrice islamica. Ne è convinto Fabian Wichmann, portavoce di Exit, la fondazione berlinese che si occupa di aiutare chi vuole uscire dai gruppi neonazisti.
Accostare i populisti di AfD ai ‘neonazisti’ è scorretto. Venendo alla notizia, ora l’approccio del Sistema verso i dissidenti, esattamente come avveniva in Unione Sovietica dopo Stalin, quando capirono che la repressione non funzionava, è la ‘rieducazione psichiatrica’:
Del resto c’è chi ha studiato una pillola:
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